13 Ottobre 2018

De Chirico: perché il Comune tratta con gli abusivi ALER?

Il vice capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, Alessandro De Chirico, torna a chiedere lo sgombero delle palazzine di via Civitali 30, in zona San Siro. “Lo attendiamo da due anni e mezzo”, spiega, aggiungendo che “lo chiedono gli abitanti del quartiere. Lo chiede a gran voce anche l’azienda che ha vinto l’appalto per la ristrutturazione. Rischia il fallimento per il continuo tiremmolla con cui il Comune cerca di tutelare gli occupanti abusivi ‘protetti’ dalle sigle più oltranziste dei comitati inquilini e da una certa sinistra che preferisce difendere chi non ha diritto piuttosto che far scorrere le graduatorie di chi è in attesa da anni dell’assegnazione di un alloggio popolare”. “Nonostante questo – aggiunge De Chirico – mi risulta che i servizi sociali del Comune stiano certificando lo stato di necessità di chi occupa la trentina di alloggi del civico, già noto per aver dato rifugio all’improvvisato terrorista libico, Mohammed Game, che nel 2009 avrebbe voluto farsi saltare all’ingresso della caserma Santa Barbara. Certificare lo stato di necessità significa assegnare provvisoriamente un alloggio, seppur per soli sei mesi, a chi non avrebbe diritto a partecipare ai bandi per cinque anni”. “Regolarizzare questi abusivi vuol dire creare un precedente pericoloso, oltre a un’indebita intromissione nella gestione del patrimonio ALER, nei confronti della quale la giunta prima punta il dito per i mancati sgomberi e poi si mette di traverso impedendo che si svolgano”, osserva De Chirico. “Sala, con le sue continue richieste di cautela negli sgomberi, chiederà di regolarizzare anche gli irregolari di via Bolla, del Corvetto o degli altri quartieri dove la situazione è esplosiva? Dopo il grande risultato alle politiche, la Lega di governo deve mantenere le promesse elettorali. Salvini se ci sei batti un colpo, iniziando con la nomina immediata del nuovo Prefetto”, conclude il vice capogruppo.

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Sindaco Sala: milanesi aspettate ad accendere i riscaldamenti

Il Sindaco Sala questa mattina nel suo ufficio a Palazzo Marino ha incontrato i cittadini, in visita alla sede del Comune di Milano, aperta in occasione delle giornate del FAI d’autunno. A loro il primo cittadino ha spiegato le misure che la giunta vuole intraprendere per ridurre lo smog: da area b all’investimento sui mezzi elettrici per il trasporto pubblico. L’inquinamento, però, non è causato solo dal traffico, ma anche dagli impianti di riscaldamento. Per questo motivo e anche in considerazione delle alte temperature di questi giorni, Sala ha lanciato un appello ai milanesi e agli amministratori di condominio: “Ormai per riattivare il riscaldamento ci vogliono poche ore, per cui consiglio a tutti di avere un po’ di pazienza, perché le previsioni del tempo ci dicono che non cambierà nei prossimi giorni. Cerchiamo quindi di evitare di accendere i riscaldamenti lunedì”. Pi Sala ha precisato: “Noi daremo il buon esempio e confermo che il 15 nelle scuole e nei nostri uffici non li accenderemo. Quando la temperatura si abbasserà li accenderemo immediatamente” aggiungendo “dalla prossima stagione negli edifici pubblici i riscaldamenti saranno tutti convertiti a metano”. Il primo cittadino ha quindi concluso “A Milano ci sono ancora 3.000 edifici a gasolio. E noi come amministrazione stiamo finanziamento in parte il cambiamento delle caldaie”.

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Inquinamento, Milano oltre la soglia un giorno su due

Inquinamento  anche d’estate a Milano, nel mese dall’inizio di ottobre, con i riscaldamenti domestici ancora spenti, è già stata varcata tre volte la soglia di concentrazione dei polveri sottili consentita, di 50 microgrammi/mc. Il capoluogo lombardo ha raggiunto così il limite delle 35 giornate l’anno in cui è consentito il superamento del limite. Lo denuncia Legambiente, che ha presentato oggi il rapporto ‘CAPTOR 2018’, sull’inquinamento, che mette in luce come nelle città lombarde quello estivo sia in crescita. I dati del mese di ottobre  secondo l’associazione ambientalista dimostrano “come la responsabilità maggiore delle emissioni urbane sia da ricercare nei troppi veicoli a motore, soprattutto diesel, che invadono ogni spazio a tutte le ore del giorno”.  Secondo Legambiente “Da oggi dunque Milano inizia a contare quanti saranno i giorni fuori legge, e sappiamo già che dipenderà soprattutto dal meteo se riusciremo a stare lontano dal livello raggiunto a fine anno 2017, in cui nel capoluogo regionale si contarono ben 92 giorni con polveri oltre 50 microg/mc”. L’associazione commenta anche le nuove limitazioni dei diesel più inquinanti entrate in vigore il primo ottobre e la low emission zone (area B), che sarà operativa a Milano a partire da gennaio, augurandosi che “sortiscano effetti significativi di riduzione dell’inquinamento. Anche perché quest’anno i polmoni dei lombardi escono da un’estate particolarmente difficile: fino a tutto il mese di settembre infatti l’aria di Lombardia ha convissuto con il più micidiale degli inquinanti estivi, l’ozono. Iniziata in sordina, la stagione estiva è stata particolarmente prolungata e assolata, mantenendo livelli elevati di questo inquinante per gran parte dei mesi di agosto e settembre”. “Si tende a considerare l’inquinamento estivo da ozono un problema minore rispetto a quello dello smog invernale – dichiara Barbara Meggetto, presidente lombarda di Legambiente -. Ma è  sbagliato sia per gli impatti sulla salute, che sono amplificati dal maggior tempo passato all’aria aperta rispetto alle stagioni fredde, sia perché i due inquinamenti condividono la stessa origine: i micidiali NOx, le cui principali fonti emissive sono i motori dei veicoli, soprattutto quelli diesel”. L’attenzione dell’associazione ambientalista è massima: nelle due ultime estati ha compiuto campagne di misurazione e iniziative di sensibilizzazione, in Lombardia anche con supporti tecnici da ARPA, nell’ambito del progetto europeo CAPTOR, che coinvolge altri sette partner tra istituzioni scientifiche e associazioni ambientaliste di Spagna e Austria. Finanziato dal programma Horizon 2020, Captor ha l’obiettivo di favorire la collaborazione dal basso delle comunità locali per trovare soluzioni concrete al problema dell’inquinamento atmosferico, con particolare attenzione a quello da ozono, un inquinante secondario troppo spesso dimenticato ma che causa in Italia oltre tremila morti premature ogni anno. In Lombardia i sensori sviluppati dal progetto sono stati affidati direttamente a cittadini volontari, in aree periurbane della provincia di Bergamo. I sensori hanno registrato le concentrazioni di questo inquinante nell’area in cui vivono trasmettendo dati in tempo reale su una piattaforma appositamente dedicata (https://captorair.org/map/). “Lo smog fotochimico accomuna i Paesi europei meridionali – spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di LegambienteLombardia -. Purtroppo però nella Pianura Padana, a causa di correnti da sud e scarsa ventosità, gli inquinanti tendono a ristagnare, e con essi anche l’ozono che è il risultato delle reazioni innescate dalla luce. Per questo la Pianura Padana, oltre ad essere l’area europea più inquinata d’inverno, lo è anche d’estate, anche se a causa di fenomeni completamente diversi. Il problema è che gli inquinanti cambiano, ma i polmoni che li respirano sono sempre gli stessi!”. Il dossier ha provato a calcolare quanti siano i giorni complessivi in cui, per una causa o per l’altra, l’aria risultata insalubre, e lo ha fatto a partire dai dati delle centraline ARPA nei capoluoghi di provincia. Anche per l’ozono, come per le polveri, esiste infatti un valore di media mobile diurna che non deve essere superato, e una tolleranza massima, e tassativa, di 25 giorni di superamento. Nell’estate 2018 questo limite è stato superato in tutti i capoluoghi lombardi, con valori molto alti nelle città pedemontane, da Varese a Brescia passando per Lecco, Monza e Bergamo. A Brescia, addirittura, i giorni di superamento della soglia di 120 microgrammi di ozono / mc sono stati ben 101 nell’arco del semestre estivo 2018. Se si valutano insieme i dati di superamenti dell’ozono con quelli di superamento per le polveri sottili (la stima è stata fatta con i dati del 2017), il risultato è sconcertante: nell’arco dell’intero anno, i lombardi respirano aria insalubre e fuorilegge 1 giorno su 2! Un dato che non ha eguali nel resto d’Europa. “Di fronte a questi dati – conclude Barbara Meggetto – è chiaro che per la Lombardia, e in generale le regioni del bacino padano, le misure di limitazione delle emissioni inquinanti, a partire da quelle dovute ai diesel, devono diventare una assoluta priorità, e non più per i soli mesi invernali“.

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