Lega contro Lega sui mercati. La gestione degli appuntamenti con i mercati all’aperto sta aprendo una breccia nel muro leghista perché in tanti non capiscono perché insistere nella chiusura, quando in altri parti d’Italia si sta procedendo in questo senso. Gli ambulanti però insistono come abbiamo riportato più volte: la questione non è aprire tutto, ma almeno le bancarelle dedicate ai generi alimentari. Il governo rimarca sempre che la principale misura di protezione è il distanziamento sociale, dunque con le apposite precauzioni un mercato all’aperto espone i cittadini agli stessi rischi di un supermercato, anzi, per certi aspetti sembrerebbe persino più sicuro. Eppure Attilio Fontana non sente ragioni e prosegue con la linea durissima anti Covid19 in contrapposizione a quella dura del governo. E così si crea una Lega contro Lega sui mercati, perché esponenti milanesi dei salviniani come Andrea Pellegrini si stanno trovando a disagio con la linea di Palazzo Lombardia. Una situazione spinta anche dalle due velocità che hanno tenuto Lombardia e Veneto nella gestione della crisi. Palazzo Lombardia aveva puntato molto sulla costruzione dell’ospedale in Fiera, peccato che sembra si stia rivelando un vicolo cieco: alla fine sono arrivate le attrezzature, ma forse si era sopravvalutata la possibilità di trovare medici e infermieri ad accettare un contratto di pochi mesi in una struttura che in teoria non ha futuro. Forse, dicono alcuni, sarebbe stato meglio utilizzare le decine di milioni di euro donate dai lombardi per fornire i materiali agli ospedali lombardi. Nelle prime settimane della crisi in particolare, i nosocomi milanesi hanno dovuto utilizzare strumenti vetusti, adattando l’adattabile al momento. Nel frattempo veniva costruito il polo fieristico. Mentre la Lombardia si infilava in questa situazione, il Veneto viaggiava verso l’annunciato inizio della fase due. Così mentre i veneti tornano in strada con le precauzioni del caso, i lombardi si ritrovano ancora a dover rispettare la linea durissima.