Borseggiatrici di Milano, Pavlovic (Movimento Kethane): “Questa è una campagna d’odio contro rom e sinti”

Borseggiatrici di Milano, Pavlovic (Movimento Kethane): "Questa è una campagna d'odio contro rom e sinti"
Image by Ralph from Pixabay

Borseggiatrici di Milano, Pavlovic (Movimento Kethane): “Questa è una campagna d’odio contro rom e sinti” . L’attivista si è rivolta all’Adnkronos per contestare la grande attenzione dei programmi Mediaset sul tema: “Questa è una campagna di odio nei confronti di tutti i rom e sinti, le borseggiatrici non sono un esercito che invade l’Italia tale da dover essere su tutte le reti della Mediaset, su tutte le trasmissioni, di fare dibattiti di ore su una dozzina di ragazze”. A parlare con Adnkronos è Dijana Pavlovic, attivista per i diritti della comunità Rom e Sinti portavoce del Movimento Kethane, sulla recente attenzione mediatica, soprattutto della Mediaset, sulle borseggiatrici rom in Italia che ha trovato spazio pure in rete e sui social.

“Queste ladre – continua Pavlovic – vanno sicuramente arrestate, portate a processo, e punite, ma sono 5 settimane che se ne parla: siamo ancora in un pericolo di una guerra mondiale, stiamo affrontando una crisi energetica, economica, ambientale, una messa in discussione dei valori democratici, un aumento vertiginoso della povertà, non riusciamo a spendere i soldi del pnrr, e da più di un mese le reti Mediaset propongono come problema più importante per l’Italia e per la sicurezza nelle città le borseggiatrici rom. Dare un peso giusto alle cose non significa che non bisogna parlarne, ma bisogna farlo in maniera onesta e reale: c’è una ‘caccia’ incredibile al personaggio nei campi rom disponibile a collegarsi e a raccontare una visione della comunità ridicola, di gente che approva l’operato di ladri e borseggiatrici”.

“Fanno questi servizi, mi permetto di dire, di dubbia serietà e professionalità giornalistica nelle ‘basi delle borseggiatrici’ dove trovano persone che, per ignoranza o sfinimento, finiscono per dire la cosa che serve. C’è un problema di istigazione all’odio razziale che disegna tutte le rom come criminali e borseggiatrici, e legittima le persone a filmarle, svergognarle, additarle, e addirittura ad aggredirle pure se innocenti. Questi incidenti poi finiscono in rete e amplificano la violenza. A chi andiamo a raccontare questa ingiustizia poi? Chi ci ascolta? Viviamo ancora in un sistema democratico, civile, e non passiamo aggredire con calci, pugni e spray al peperoncino queste criminali, che sono comunque giovani donne: chi fa questa violenza fa un crimine peggiore delle borseggiatrici, perché queste ragazze commettono un reato contro il patrimonio, ma chi le aggredisce commette un reato contro la persona”.

“I responsabili di questo clima di terribile insicurezza per rom e sinti sono questo genere di trasmissioni, che rappresentano la nostra comunità attraverso la lente di borseggiatrici e, non contenti, di parassiti che vivono nelle case popolari, che le occupano e nessuno fa niente, che vanno nei campi a fare le basi, dove alla fine non si capisce neanche dove stanno in questi servizi che si contraddicono l’un l’altro (stanno nelle case occupate o nei campi?)”.

Nella puntata scorsa di ‘Dritto e Rovescio’, e di cui ero ospite, mentre aspettavo di entrare in studio, c’erano due donne rom che condividevano le difficoltà che incontrano a relazionarsi con la stampa e i giornalisti e rivendicavano la loro estraneità ai crimini delle borseggiatrici condannandole. E mentre loro stavano parlando, il ‘sottopancia’ sullo schermo leggeva ‘le donne rom che difendono le borseggiatrici’. Io mi sono rifiutata di fare parte di questa mala-informazione e ho lasciato la trasmissione. La mia presenza a ‘Dritto e Rovescio’ dimostrerebbe, a detta della Mediaset, un par condicio di cronaca per cui io potrei dire la mia, all’interno di una macchina però costruita ad hoc per gettare fango non tanto sulle borseggiatrici, ma su tutta la comunità rom e sinti italiana. C’è quindi un problema di istigazione all’odio razziale, di sicurezza delle nostre comunità, di corretta informazione nel nostro paese, di propaganda”.