Microcar sempre più diffuse, ecco il crash test virtuale. Un po’ auto e un po’ moto, come vengono definite dalla stampa specializzata, le microcar (o minicar o miniauto) sono un mercato in forte espansione in Italia. In città come Roma sono diventate un mito del trasporto urbano e un must per la generazione dei millennials e per la generazione Z. Anche a Milano ed altre città dove il traffico è un problema, il fenomeno si sta affermando. Chissà che cosa diventeranno le microcar per la generazione “coronavirus” che si sta affacciando sullo scenario della storia: in questi giorni i mezzi pubblici, fino a pochi giorni fa protagonisti indiscussi degli spostamenti in città, sono guardati con sospetto per l’impossibilità di mantenere in pratica al loro interno le distanze prescritte dalle norme di sicurezza anti-coronavirus. Insomma, ai già noti vantaggi delle microcar (si parcheggiano facilmente, non occorre la patente B, si possono guidare dai 14 anni di età, consumano poco, ecc.) si aggiunge una nuova caratteristica positiva: non costringono a venire a contatto con sconosciuti quando si sale a bordo. Nel processo di omologazione dei veicoli L6 e L7, di cui i quadricicli leggeri e pesanti fanno parte, non sono presenti tutti quei requisiti di sicurezza passiva che hanno gli autoveicoli classici (categoria M). Questi ultimi devono essere soggetti a una serie di crash-test (urto frontale, urto laterale e urto pedone) e rispettare una serie di parametri che permettono di stimare il livello di lesione degli occupanti dei veicoli e dei pedoni, con l’obiettivo di fornire uno standard di protezione minimo. In questi ultimi anni EuroNCAP, ente indipendente, ha proposto protocolli per valutare il livello di sicurezza dei quadricicli e ne ha testato alcuni modelli, presentati sul mercato con risultati che rendono inevitabile nei prossimi mesi/anni un regolamento di omologazione per l’Unione Europea. In altri mercati (ad esempio la Cina) sono stati introdotti crash-test omologativi. Il rischio per i produttori italiani è dato dal fatto che il mercato cinese si sta sviluppando esponenzialmente e continuerà a progettare veicoli sempre più sicuri. Considerando che tali caratteristiche innovative, una volta consolidate sul mercato cinese, saranno certamente introdotte e richieste anche in Europa, i produttori italiani che non si muoveranno per tempo potrebbero trovarsi in una situazione di pesante svantaggio competitivo. La simulazione virtuale dei crash test può supportare l’ufficio progettazione durante la fase di sviluppo del veicolo, ma tutto il processo sarebbe molto meno oneroso se la normativa di omologazione potesse essere fatta direttamente in ambiente virtuale (omologazione virtuale – virtual homologation). L’utilizzo di strumenti di simulazione per la virtualizzazione dei crash-test richiede l’accesso a un notevole know-how tecnico e a specifici strumenti software, che non sono sempre disponibili all’interno di aziende di piccole o medie dimensioni. In ogni caso la simulazione apporta vantaggi comprovati in termini di costi, di tempi, ma anche di qualità della progettazione. Questo tipo di approccio si integra perfettamente con la progettazione classica, permettendo di sviluppare il veicolo già con un’ottica rivolta alla sicurezza ed evitando di stravolgere il layout perché i test sono stati eseguiti sono nella fase finale di progettazione. La simulazione virtuale permette di ripetere più volte i test in tempi relativamente brevi, valutando variazioni di forma, di materiale o di qualsiasi cosa il progettista abbia necessità di valutare. Inoltre, è possibile osservare il comportamento di ogni singolo componente (come si deforma istante per istante, come interagisce con gli altri componenti, ecc.) da molti punti di vista. In un crash-test reale non è sempre possibile fare valutazioni così puntuali. Sinaptica annovera esperti che hanno maturato esperienza nel settore della simulazione di crash-test, con pubblicazioni scientifiche presentate a convegni nazionali e internazionali.
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