14 Maggio 2021

Quarta edizione del premio di giornalismo e comunicazione “La rosa d’oro”

Quarta edizione del premio di giornalismo e comunicazione “La rosa d’oro”. Prende il via la quarta edizione del Premio di giornalismo e comunicazione “La Rosa d’Oro” dell’Associazione Internazionale Regina Elena O.d.v. Sul sito del sodalizio è stato pubblicato il regolamento di partecipazione alla IV edizione che, da quest’anno, diventa internazionale consentendo la partecipazione anche a giornalisti e comunicatori esteri non europei. La manifestazione, curata dalla Delegazione ai rapporti istituzionali e alla comunicazione dell’associazione, si terrà a Milano il 17 settembre di quest’anno con la cerimonia di premiazione nella splendida cornice del teatro “alle Colonne” della Basilica di San Lorenzo Maggiore, nel pieno centro del capoluogo lombardo. Il premio vuole essere un riconoscimento all’impegno professionale di giornalisti e comunicatori per incentivare la corretta informazione. “Una cosa di cui siamo orgogliosi- spiega Biagio Liotti, delegato nazionale ai rapporti istituzionali e alla comunicazione- è che l’iniziativa viene svolta senza alcun tipo di contributo pubblico ma, grazie al lavoro volontario dei nostri iscritti e collaboratori esterni che puntano alla qualità del messaggio più che a qualche luce in più sul palco”. Le prime due edizioni del premio, rispettivamente vinte dai giornalisti Flavia Filippi e Giulio Mola si sono svolte a Roma mentre la terza, vinta dal giornalista Angelo Cimarosti, sempre a Milano: “dopo Roma – spiega Liotti- abbiamo voluto trasferirlo a Milano dopo la prima grande ondata pandemica , per dimostrare vicinanza alla regione più colpita dal COVID-19. Quest’anno, sempre Milano, per continuare a contribuire alla rinascita della nostra capitale economica e dell’informazione”. Dalla prima edizione sono state consegnate anche delle menzioni speciali per la comunicazione istituzionale: alla rappresentanza in Italia della Commissione Europea, al Sacro Convento di Assisi, alla Croce Rossa Italiana, all’ufficio stampa della F.A.O., agli Istituti Fisioterapici Ospitalieri di Roma, all’Università degli Studi di Milano “La Statale”, alla Sanità Alpina, all’Ordine di San Michele dell’Ala, al Comune di Cuneo, al prof. Pier Franco Quaglieni vice presidente del Centro “Pannunzio” di Torino. I giornalisti e comunicatori che vorranno partecipare a questa quarta edizione dovranno inviare i loro elaborati e lavori entro il 7 luglio 2021. Gli articoli e testi della carta stampata/web, i servizi radio-televisivi e fotografici, nonché documentari e cortometraggi, saranno valutati da una giuria proveniente dal mondo del giornalismo, della comunicazione, accademico e istituzionale. Per ulteriori informazioni si invita a visitare il sito: www.reginaelenaonlus.eu.

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Raccolta firme contro la chiusura dei sottopassi di via Feltre

Raccolta firme contro la chiusura dei sottopassi di via Feltre. Il Quartiere Feltre, il verdissimo quartiere che racchiude i giardini Lucarelli, è uno dei più riusciti esperimenti urbanistici e sociali a cavallo tra gli anni ’50 e gli anni ’60, progettato, com’è noto, da un gruppo di professionisti che hanno fatto la storia dell’Architettura italiana e milanese: Mario Bacciocchi; Luciano Baldessari; Ignazio Gardella; Giancarlo De Carlo; Gianluigi Giordani ; Angelo Mangiarotti ; Mario Terzaghi; Pier Italo Trolli; Tito Varisco Bassanesi, coordinati da Gino Pollini. Un esperimento che ha creato un quartiere con una socialità ancora oggi attiva e vivace e una qualità della vita molto alta, che testimonio nella mia esperienza quotidiana. La casa in VIA PASSO ROLLE 25, di fronte al fiume Lambro non è una casa qualsiasi, è nata da un progetto originale dello studio di Giancarlo De Carlo, uno dei più famosi architetti degli anni ’50 – ’60. Con una ASSEMBLEA DI CONDOMINIO A MAGGIORANZA SEMPLICE si è deciso di chiudere i passaggi che collegano il quartiere Feltre, uno dei più verdi di Milano, al resto della città, con un intervento discutibile dal punto di vista architettonico, sociale e urbanistico. Stiamo sensibilizzando il quartiere e la città, PERCHÉ QUELLE CHIUSURE OLTRETUTTO COSTRINGONO ANZIANI, DISABILI E BAMBINI CHE SCENDONO DALL’AUTOBUS A CIRCUMNAVIGARE IL CASEGGIATO, CON OLTRE 300 METRI DI STRADA IN PIÙ. È una prepotenza dettata da un atteggiamento egoistico che vuole trasformare un passaggio pubblico in un bene privato esclusivo, sottraendolo ai cittadini, a chi utilizza la linea 55 degli autobus che sarà costretto ad allungare il proprio tragitto di oltre 300 metri, magari in carrozzina o con le stampelle. Incredibilmente il disegno delle chiusure dei sottopassi ha ottenuto il benestare della Commissione Paesaggistica (lo scorso Ottobre), evidentemente non molto attenta al progetto, ora il condominio vorrebbe presentare la SCIA semplificata confidando sul SILENZIO ASSENSO DEL COMUNE, e noi dobbiamo fare in modo che i disegni vengano almeno valutati dall’Ufficio Tecnico. La Commissione Paesaggistica ha approvato, nonostante lo sfregio all’architettura storica, il rilievo molto approssimativo della facciata, irrispettoso del lavoro del maestro De Carlo, perfino il mancato allineamento delle nuove porte delle chiusure a piano terra con le finestre della facciata. La Soprintendenza si è già espressa a difesa degli edifici del quartiere col Gazzettino Ufficiale della Regione Lombardia, serie Ordinaria 46 del 2008, deliberazione della Giunta VIII 8/8311 in cui si specificano i criteri di tutela dell’edificio e dell’intero quartiere Feltre, tutelato non solo dal Comune di Milano e dalla Commissione paesaggio, e, da PGT vigente, ex art 136.1.c-d come “Complesso di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore storico e tradizionale…” ma anche dalla Soprintendenza (evidenziato Bollettino Ufficiale R. Lomb Serie Editoriale Ordinaria 10 nov 2008- punto 2 “Alcune premesse” ) LA “PERMEABILITÀ AL VERDE” DEGLI EDIFICI DEL QUARTIERE È OGGETTO PARTICOLARE DI TUTELA, IN QUANTO FA PARTE DELLA SPECIFICITÀ ARCHITETTONICA E URBANISTICA DEL MANUFATTO E DEL CRITERIO DI “NOVITÀ” CHE NE PROMUOVE LA TUTELA. Il documento evidenzia anche come qualsiasi modifica al singolo edificio debba essere valutata all’interno “dell’intero comparto”, oltre che dalle autorità competenti, (punto 2 “interventi sugli edifici” e “Interventi sui piani terra”), significa che l’intero quartiere è concepito come un corpo unico, una sorta di cinta muraria in cui le aperture regolano gli accessi al distretto e al verde. Vogliamo fermare questo scempio, non si tratta di opporre la burocrazia farraginosa all’iniziativa privata, questa volta si tratta di difendere il bene comune di un quartiere che si è distinto per la qualità della vita dei suoi abitanti, per la qualità della sua accoglienza. Firmiamo questa lettera aperta e fermiamo la chiusura!

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Il documentario Coming Out al cinema il 17 maggio Giornata Internazionale contro l’omofobia

Il documentario Coming Out al cinema il 17 maggio Giornata Internazionale contro l’omofobia. Lunedì 17 maggio, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, arriva al cinema Coming Out (distribuito da Wanted Cinema), il documentario di Denis Parrot che racconta il coraggio dei ragazzi che in questi anni hanno deciso di rivelare in diretta su internet la loro omosessualità. Attraverso un montaggio di video girati da giovani di tutto il mondo, il documentario ci avvicina a questo momento di cambiamento intimo e sociale che è il coming out. Un film oggi di grandissima attualità la cui uscita si inserisce nei giorni in cui infiamma il dibattito sul DDL Zan contro l’omotransfobia. Per l’occasione, lunedì 17 maggio si terrà un evento dal vivo al Wanted Clan (via Atto Vannucci, 13) con Luca Paladini, portavoce dei Sentinelli a presentare il documentario. Ore 19:00, posti limitati e ingresso riservato ai soci, ma la pellicola sarà a disposizione anche sulla sala virtuale della piattaforma WantedZone, con live dell’incontro e proiezione. Dal Canada agli Stati Uniti, tra il Regno Unito e la Francia fino al Giappone e all’Australia, il regista sa che il web ha cambiato le abitudini della vita di tutti, specialmente dei millennial. Cercando nei preziosi archivi di internet e selezionando filmati recuperati sui social media, Coming Out colleziona le testimonianze di diversi adolescenti che hanno deciso di confidarsi con i propri amici e familiari. Questi giovani protagonisti hanno fissato nel tempo una testimonianza indelebile del momento più importante della loro crescita. Con questo lavoro – ha spiegato il Parrot – voglio sensibilizzare i genitori: tuo figlio potrebbe essere gay, lesbica, bisessuale o trans e tu lo ignori. Non l’hai scelto tu, ma nemmeno tuo figlio. Non è né giusto né sbagliato, è proprio così. Uno dei giovani protagonisti nel film, ribatte quando gli viene detto che ha scelto di essere gay: “E tu, quando hai scelto di essere etero? “. È giusto ribaltare la domanda. Nessuno sceglie la propria identità di genere o orientamento sessuale. Se i genitori fossero preparati a questa eventualità, le cose potrebbero essere più facili. Il tasso di suicidi dei giovani LGBT è alto, così come il numero di giovani esclusi. Questa è la ragion d’essere di questo film, c’è ancora molto lavoro da fare per sensibilizzare… Sinossi: Una frazione di secondo. Qualche parola balbettata. Di nuovo quella paura che prende lo stomaco, violenta, tenace. Faccia a faccia con la telecamera, da solo(a) o al telefono, con un membro della famiglia, le parole escono dalle labbra poco a poco, aspettando la temuta reazione dell’altra persona. E poi accettazione, rifiuto, negazione, persino violenza. Negli ultimi anni, sempre più giovani gay, lesbiche, bisessuali o transessuali di tutto il mondo hanno deciso di fare coming out tramite video su Internet. Attraverso un montaggio di 19 video commoventi, postati sul Web tra il 2012 e il 2018 da giovani di tutto il mondo, Coming Out ci avvicina a quel momento di cambiamento intimo e sociale che è il coming out.

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Pellegrini (Lega): “Basta discriminare il contante”

Pellegrini (Lega): “Basta discriminare il contante”. Il Movimento 5 Stelle voleva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, ma alla fine ha aperto le tasche dei contribuenti più poveri!!! Per le scelte politiche fatte dal GOVERNO GIALLOROSSO quest’anno milioni di italiani in stato di bisogno non potranno detrarre le spese detraibili in quanto si è consumata la ” discriminazione ” verso chi utilizza il contante per pagare le proprie spese ( detraibili) , QUINDI solo chi avrà pagato le spese detraibili con transazioni bancarie potrà godere delle detrazioni di legge, per chi avrà pagato con il contante, sarà considerato alla stregua di un ” evasore ” ( giustificano il tutto con la storiella dei tracciamenti finanziari) Questi politici molto saggi hanno voluto forzare la mano ” ricattando” praticamente i contribuenti : Caro contribuente se vuoi detrarre le spese detraibili DEVI pagare ESCLUSIVAMENTE con transazioni bancarie altrimenti NON potrai ricevere la detrazione dovute per legge. Questa condizione a “ricatto” è a mio parere molto grave e favorisce in modo palese gli Istituti bancari che faranno a gioco forza milioni di nuove aperture di conti correnti e di carte di pagamento elettronico. ( milioni di euro per la gestione di conti correnti e carte di credito) Trovo che questo provvedimento voluto fortemente dal Governo GRILLINO / PIDDINO sia un VERO attentato alla libertà delle persone che fino a prova contraria dovrebbero esseri liberi di pagare nel modo che ritengono più opportuno, ad oggi nessuna legge vieta di pagare con in contanti ( fino a limiti stabiliti per legge). Saranno le persone più bisognose e meno abbienti a subire le conseguenze, milioni e milioni di euro che il Governo e lo Stato Italiano risparmierà sulle pelle dei più POVERI. Se lo Stato Italiano vuole eliminare l’uso dei contanti lo faccia a spese proprie dotando i cittadini italiani di carta di credito a costo zero, altrimenti è chiaro il ” giochino ” fatto per favorire gli Istituti bancari. Tutto ciò nel silenzio assordante dei partiti e dei sindacati !!! VERGOGNA!!!!!

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Processo Ubi: le riforme di Moltrasio erano imposte dalla Bce

Processo Ubi: le riforme di Moltrasio erano imposte dalla Bce. In questi giorni hanno parlato le difese del processo Ubi, dove gli ex vertici della banca devono rispondere di accuse pesanti. I magistrati hanno chiesto 82 anni in totale, dai quasi sei per Bazoli, a scendere. Ma tra i primi gradini c’è proprio Moltrasio, manager i cui difensori hanno chiesto la piena assoluzione perché secondo la sua difesa sarebbe un manager che si è dedicato alle riforme. Invece secondo alcuni documenti come quello che alleghiamo in realtà Moltrasio e gli altri ex vertici si sarebbero semplicemente adeguati agli ordini della Banca centrale europea. Nel documento depositato alla Consob, nel 2017 c’è stata una ispezione dell’ente centrale “In tale ambito, è stata richiesta alla Banca la predisposizione di un action plan finalizzato ad indirizzare le raccomandazioni formulate, che dovrà essere inviato all’Autorità di Vigilanza entro il 18 agosto p.v.. Le risultanze e le raccomandazioni rilevate da BCE sono riconducibili a: – assenza di processi e procedure di controllo interno finalizzati a valutare l’aderenza delle operazioni in ambito capitale ai requisiti regolamentari; – possibilità prevista dalle attuali policy del credito adottate dal Gruppo di accettare strumenti di capitale e obbligazioni subordinate emesse da UBI come garanzia di finanziamenti erogati; – presenza di uno specifico articolo nello Statuto, che dia al Gruppo l’opportunità di escutere azioni e obbligazioni poste a garanzia, in caso di inadempimento del debitore; tale fattispecie non è stata considerata aderente alle previsioni del Codice Civile italiano”. E questa è solo una parte del documento, da cui parrebbe chiaro che per il processo Ubi: le riforme di Moltrasio erano imposte dalla Bce.

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Manifestazione pro Palestina in Duomo

Sono oltre un migliaio i manifestanti che si sono ritrovati in piazza Duomo a Milano per il presidio indetto alle 17.30 “a sostegno della lotta del popolo palestinese” in relazione ai combattimenti in corso nella Striscia di Gaza e in Israele. A partire dalle 17 in piazza si sono erano già radunati centinaia di giovani e giovanissimi ragazzi di origine araba. L’iniziativa è organizzata da Assopace Palestina, Gaza Freestyle, Giovani palestinesi d’Italia, Mutuo Soccorso Milano APS e ha visto l’adesione di molte sigle della sinistra radicale e internazionalista. Assopace Palestina in una lettera inviata ieri al governo, chiedeva “di fermare questa nuova ondata di violenza, intimando ad Hamas di fermare il lancio dei razzi ed al governo israeliano di rimuovere l’assedio di Gaza e di fermare qualsiasi tipo di ritorsione contro la popolazione della Striscia di Gaza; di impiegare tutti gli strumenti politici, diplomatici e di diritto internazionale per fermare l’espropriazione e la demolizione delle case a Gerusalemme Est; di esigere dal governo israeliano la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono le elezioni libere e regolari in Cisgiordania, Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza, come previsto dagli accordi di Oslo, firmati dalle parti; di sostenere e assistere l’Anp per l’organizzazione e la realizzazione del processo elettorale, evitando ulteriori rinvii; di inviare osservatori internazionali neutrali per monitorare il processo elettorale, i giorni del voto e il conteggio dei voti, che si svolga secondo gli standard internazionali di trasparenza e con pieno diritto di voto per tutta la popolazione residente in Cisgiordania, nel distretto di Gerusalemme e nella Striscia di Gaza; di agire in sede ONU per un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, per permettere ai due Stati di negoziare direttamente in condizioni di pari autorevolezza, legittimità e piena sovranità”. Askanews

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