Fra ieri e oggi è andata in scena una delle più straordinarie opere di disinformazione cui mi sia mai capitato di assistere. Buona parte della stampa, delle tv locali e nazionali hanno riportato le seguenti affermazioni di Giulio Gallera: “in Lombardia sono rimasti solo 15 posti in terapia intensiva” e “non ci sono più ambulanze”. Dichiarazioni pesanti, che qualsiasi organo di stampa doveva doverosamente riportare, se non ci fosse stato il sostanziale problema che non le hai mai fatte.
Ieri ho ascoltato in diretta la conferenza stampa di Gallera, senza sentirgli dire nulla del genere. Così, temendo di essermi distratto l’ho riascoltata, e l’ho fatto per ben tre volte con lo stesso risultato. Gallera, senza negare la drammaticità della situazione, ha invece detto altro, cioè, su “1.100 terapie intensive disponibili ” ci sono, “732 persone in terapia intensiva”. Dove tanti giornalisti blasonati abbiano ricavato quel “ne rimangono 15” non è dato saperlo.
Per quanto riguarda invece le “ambulanze esaurite”, è stata realizzata una vera e propria opera di disinformazione, estrapolando una frase inserita in un contesto positivo, per darle un accezione negativa. L’assessore ha infatti spiegato – con soddisfazione – che per alleggerire ”gli ospedali più sotto pressione spostando pazienti (in via di guarigione ndr) in altri presidi“, le RSA ad esempio, ci si è impegnati al punto che in alcuni momenti della giornata tutte le ambulanze disponibili erano impiegate in questo compito. Impegno straordinario che invece di essere sottolineato dalla stampa, è stato trasformato in “sono finite le ambulanze”.
Perché? Forse qualche agenzia ha riferito in questo modo e nelle redazioni, visto che la notizia era “golosa”, hanno trovato più comodo fidarsi piuttosto di verificare alla fonte, o molto più probabilmente, perché la paura fa molte più letture delle notizie tranquillizzanti. Nel secondo caso però sarebbe meglio fare i romanzieri piuttosto dei giornalisti, perché fare informazione è altra cosa.