Il grande giorno di Albertini. In ogni caso sarà il grande giorno di Albertini perché l’ex sindaco ha stabilito che oggi sarà l’ultimo giorno per sciogliere la riserva sulla sua corsa contro Giuseppe Sala. Dopo aver dichiarato pubblicamente di non voler correre per una serie di motivi personali, pare che ci stia ripensando. O almeno ci riflette perché dopo aver detto no, ha puntualizzato che l’unica cosa definitiva è la morte. Dunque potrebbe tornare in campo, per la felicità di un centrodestra milanese in crisi di identità e di candidati. Albertini potrebbe essere la persona giusta, perché ha almeno tanti appoggi quanti Sala nella Milano che conta e in più sa suscitare le simpatie di chi non conta nulla. E, in ultimo non per importanza, ha dimostrato di saper immaginare e organizzare un nuovo modello di città. La stessa che ha fatto le fortune delle ultime due giunte di sinistra che si sono intestate tutto ciò che era stato fatto dai predecessori di centrodestra. Persino le politiche ambientali come AreaC sono state avviate da Letizia Moratti. L’unica eredità delle ultime due Amministrazioni sono piste ciclabili spesso molto discutibili per l’utilità, i costi o i metodi di realizzazione. Perché per ora l’unico effetto delle politiche di sinistra è stato impedire ai poveri di entrare nelle zone centrali della città, come se il sushi a 20 euro a rotolino potesse arrivare in bici direttamente dal mare. O come se tutti i quartieri dovessero essere isole dedicate unicamente a chi ci vive. Politiche che uccidono le libertà personali in nome di un supposto ambientalismo. Perché la libertà non è avere tutti i servizi possibili immaginabili sotto casa in Foro Bonoparte, quelle sono le pretese di chi ha i soldi e non vuole rischiare di incontrare poveri. A meno che non siano quelli che gli puliscono il cesso, quelli da sottopagare e trattare come la servitù di un tempo con la convinzione che in fondo devono ringraziare perché mangiano grazie alle Boldrini di questo mondo. Persone troppo prese per prenotarsi il parrucchiere da sole, perché sono impegnate a firmare appelli “umanitari”. Albertini potrebbe sconfiggere questa ideologia classista dei “progressisti” ristabilendo la libertà di milanesi, lombardi e italiani tutti, di vivere dove preferiscono. Perché se anche ho un ristorante sotto casa, perché dovrei andare per forza lì per non farmi dare del killer dell’atmosfera? Forse sarebbe meglio se tutti i mezzi pubblici fossero meno inquinanti. Se ci fossero vere politiche per rendere gli edifici non inquinanti. Se insomma si favorisse la libertà delle persone, senza vendergli la decurtazione dei propri diritti come qualcosa di positivo. Invece è più facile impedire alle persone di frequentare altre zone di città, sul modello del 20121. Così i ricchi staranno con i ricchi e i poveri con i poveri. Il tutto appoggiato da qualche editorialista compiacente con la casa in Brera e la casa a Capalbio o Forte dei Marmi. Allora speriamo tutti che sia il grande giorno di Albertini veramente. Il giorno in cui si potrà tornare a sperare nell’inversione di marcia. Dalle idee anti libertarie degli ultimi dieci anni, a una visione di libertà per tutti. Perché i marmi del Senato sono pagati anche dal sudore e dalle tasse della plebe che ha tutto il diritto di spostarsi come crede, quando crede, senza dover chiedere il permesso.