La protesta dei ristoratori italiani arriva anche al Don Lisander, storico ristorante nella centralissima via Manzoni aperto dal 1947. “Io apro” si legge in un cartello esposto all’entrata dell’esercizio, ma ieri è stata un’apertura simbolica con luci accese, tavoli preparat e cucina chiusa, mentre invece da oggi il locale sarà aperto ai clienti a pranzo e a cena e si registrano già delle prenotazioni.
“La gente non ne può più, vuole uscire – ha detto Stefano Marazzato, proprietario del locale -. Mi devono spiegare perché all’autogrill si può andare e al ristorante no. Siamo ammassati alle poste o al supermercato, ma i locali devono rimanere chiusi”. La richiesta del ristoratore è quella di capire il motivo per cui “alcune categorie devono essere massacrate e considerate responsabili di una pandemia, quando poi vengono create delle sacche di privilegio che possono continuare a percepire lo stipendio”.
Da domani, dunque, il Don Lisander sarà aperto: “Ho aderito con piacere all’iniziativa “io apro”. È arrivato il momento di far vedere che l’intero settore dell’ospitalità deve essere preso in considerazione in maniera corretta. Non siamo il settore da penalizzare per arginare il virus, perché i fatti smentiscono le decisioni prese dal governo”, ha continuato Marazzato. “Aprendo posso garantire un compenso ai miei dipendenti e anche ai fornitori. Bloccare il settore dell’ospitalità significa fermare un quarto del Pil italiano”.
Al proprietario del Don Lisander si sono uniti anche Monica Brioschi e Marco Fuzier, del ristorante Boeucc: “Noi non apriamo perché la nostra struttura è molto grande ed è una spesa impegnativa, ma appoggiamo Stefano al 100%” hanno raccontato. “Siamo vincolati alla nostra clientela che è molto business e con lo smart working il parco utenti è diminuito dell’80%: è difficile fare numeri così. Andiamo in appoggio dei colleghi e vedremo cosa accadrà nelle prossime ore.