Senza Speranza c’è speranza. Che poi Roberto Speranza ha anche il profilo istituzionale giusto, funzionario di partito, conosce il linguaggio della politica, si tinge bene i capelli di un (finto) rosso popolare nella migliore tradizione comunista. In un governo dove tutti devono stare dentro anche #Leu ha avuto la chance di esprimere un proprio rappresentante. Anche se Leu non esiste di fatto più: un insieme di sigle della sinistra molto conflittuali e divise (una componente addirittura si è espressa contro il Governo Draghi). Non si capisce perché la Bonino o Calenda, ad esempio, non abbiano avuto la stessa opportunità. Misteri di Draghi. Epperó Speranza era Speranza anche prima. Ministro alla Salute nel peggior momento globale possibile. Ministro dell’attesa, dei pareri degli esperti sempre discordanti e in continua contraddizione. Ministro delle chiusure annunciate a poche ora dalle sperate riaperture. Con milioni bruciati così, da una firma su un’ordinanza. C’è speranza oltre Speranza. Superare il metodo Conte II – che poi era il metodo Speranza – dovrebbe essere il primo vero obiettivo di Draghi. Iniziamo male, anzi malissimo.