Housing sociale non distrugga il verde: una proposta. Avete saputo? Sul terreno oltre alla lamiera in via Giudice Donadoni hanno deciso di edificare.
Proprio in quello spazio in cui pareva che il Municipio 9 volesse accogliere le richieste dei cittadini per farne un giardino condiviso: 36 firmatari sotto una lettera di qualche anno fa diretta all’assessore Maran si auguravano che l’area rimanesse verde. Il quartiere Bovisa ha un enorme bisogno di alberi e prato. In luglio la Fondazione metereologica di Milano Duomo ha segnalato Bovisa come il quartiere più caldo di Milano.
Invece Pierfrancesco Maran, ora nelle vesti di assessore alla Casa e Piano quartieri, ha lanciato un bando, ovviamente in luglio, perché l’amministrazione colpisce preferibilmente in estate, per regalare, a un euro, il terreno del giardino davanti a casa a chi lo volesse edificare.
L’operazione è pubblicata sul sito del Comune di Milano con titolo “la scelta di mettere a bando sei aree a un euro.” Il giardino Donadoni infatti è mescolato con altri cinque spazi di Milano, tutti regalati a chi costruirà. La foto del giardino Donadoni sul bando mostra solo alcuni dei sette grandi carpini che caratterizzano il giardino. Nel bando non se ne parla proprio. Cancellati?
Nel bando il giardino Donadoni viene presentato come superficie non impermeabilizzata. Il fatto che il giardino non sia impermeabilizzato vuol dire che non è cementificato né asfaltato, e quindi è caratterizzato da suolo vivo! Che in trenta centimetri di profondità contiene miliardi di radici, batteri, vermi, funghi, e molto altro, che stanno alla base della vita e si riproducono. Erba, piante, alberi.
E presumibilmente è suolo non inquinato. Il Comune non l’ha nemmeno analizzato.
Tramite alcuni vecchi abitanti del quartiere, che andavano tanto tempo fa nel giardino quando vi era una piccola costruzione, abbiamo saputo che fungeva da dopolavoro per i dipendenti della Montedison. Quindi non dovrebbe essere inquinato.
Il professore del Politecnico Paolo Pileri, nel suo libro “L’intelligenza del suolo”, si domanda quale sia l’intelligenza di chi non lo protegge: in Italia ancora oggi viene coperto e ucciso 2 metri di terreno al secondo.
Però poi la scusa contenuta nel documento è che chi costruirà sul terreno regalato dovrà tenere una parte degli appartamenti per housing sociale.
Ebbene, siamo talmente a favore dell’housing sociale e del verde, da introdurre qui una proposta. Proprio di fronte ai 1800 metri, ex dopolavoro Montedison non inquinato, di proprietà del Comune, dove il terreno è pronto per farvi un giardino, ci sono addirittura 90.000 metri quadri di terreno inquinato, sempre ex Montedison e sempre di proprietà del Comune. Allora lasciamo i 1800 metri quadri del giardino tra via Donadoni e via Bovisasca a verde, visto che “non è impermeabilizzato”. E dedichiamo piuttosto all’housing sociale tutti i 90.000 metri quadri, sempre di proprietà comunale, che da via Bovisasca arrivano alla ferrovia, partendo dall’attuale parcheggio di piazza Alfieri fino alla fabbrica Livellara. Un terreno inquinato, ex Montedison, che può essere bonificato e costruito.
E’ territorio chiamato MoLeCoLa – Mobility Learning Coworking Lab: uno slogan pubblicitario per sistemare 90.000 metri quadri di suolo comunale per alloggi “prestigiosi ed esclusivi” come si dice quando vanno a favore dei vari ferragnez che potranno permetterselo. All’interno della iniziativa di Reinventing cities, Il bando per case di lusso è stato vinto da Hines e Park associati.
Se il Comune volesse essere coerente con l’obiettivo di fornire il più possibile housing sociale alla città avrebbe l’occasione di farlo nei 90.000 metri quadri di MoLeCoLa. Che ora invece si presenta sui rendering come una clonazione dei quartieri di lusso tipo CityLife e Gae Aulenti.
Eppure il nostro quartiere è’ pieno di vuoti.
Il grande scheletro di metallo in Durando, lì da una vita, che si dice dovesse essere uno studentato. La leggendaria piazza di cui siamo in attesa da anni, tra Andreoli e Durando, che da tempo è solo un enorme buco vuoto in attesa non si sa di che. Lo studentato promesso in via Baldinucci che da anni è rimasto solo un vasto cantiere vuoto. Le case Mendini, coloratissime, misteriose e deserte.
Scendete da Google, venite a vedere.
Francesca Grazzini e Luciana Bordin