Nei giorni scorsi ho avuto l’onore di essere citato in un paio di articoli che parlavano dei congressi di Forza Italia. Il tema era un presunto golpe interno. Di cui io sarei stato, se non uno degli artefici, almeno lo strumento. Ho ritenuto di tacere finora, ma credo che ora un paio di cose vadano dette.
Da sette mesi Forza Italia si prepara a celebrare dei congressi territoriali. Le regole erano note a tutti. Io ho deciso di candidarmi nel Municipio in cui milito attivamente dal 2014, il 2. Ho chiesto a 33 amici di supportarmi in questa corsa. Ho presentato una mozione programmatica. Ho chiesto di poter procedere al voto, contro un giovane, ma valido e competente, avversario, per decidere quale delle nostre due visioni di partito andasse meglio nel Municipio.
Secondo qualcuno, quanto sopra ammonta a un golpe. Questo perché tre maggiorenti del partito si erano accordati tra loro sulla spartizione di Milano. E a fronte a questo accordo io avrei dovuto mettermi a disposizione, rinunciando a candidarmi. Io e i miei 33 amici abbiamo, democraticamente, dissentito. La reazione del Coordinamento Regionale è stata di provare a impedirci di andare al voto. Questi sono i fatti. Magari su questa decisione ha pesato il fatto che negli altri due Municipi al voto i maggiorenti non sono riusciti a presentare validamente la lista. Non lo so, non mi interessa.
Vorrei solo rassicurare chiunque mi abbia supportato che non c’è stato alcun golpe. Solo la risposta alla chiamata a una democrazia interna compiuta fatta dal Nazionale. Come dimostra il fatto che nel Municipio confinante con il mio, il 3, il congresso si è regolarmente tenuto. Dimostrando che raccogliere le firme e candidarsi al di fuori di questi accordi era, ed è, del tutto legittimo. Mi viene detto che potremo votare anche noi, ma il 10 maggio. Me lo auguro, non farlo sarebbe un grave vulnus democratico. Per tutto il resto, mi rimetto alle decisioni del Coordinamento della Grande Città di Milano. L’unico che, legittimamente, può dirmi cosa fare.