Albertini perché no? La candidatura di Gabriele Albertini è sulla bocca di tutti. Di nuovo. Perché è l’unico nome emerso finora che sembra avere i numeri per battere Giuseppe Sala. E oggi se ne parla perché anche Matte Salvini spinge sul suo nome. Albertini ha una storia di successo, perché la Milano scintillante dei grattacieli, della Darsena e dello splendore post Expo 2015 l’aveva impostata lui. Poi Pisapia e Sala hanno avuto la saggezza di completarne i progetti, ma l’idea iniziale era di Albertini. L’uomo poi è simpatico: tende facilmente alla battuta e sa come gestire la comunicazione almeno quanto lo staff di Sala. Avrebbe anche lo spessore necessario a tenere a freno le prime donne del centro destra milanese dopo il caos in cui si è dibattuto l’ambiente per un anno. Un ritorno al passato potrebbe essere la chiave per la rinascita del centro destra con un ritorno a Palazzo Marino dopo che due mandati della sinistra hanno avuto come sintesi l’aumento del pedaggio per Area C e la devastazione del traffico milanese in nome della mobilità ciclabile. Di lavoro ce n’è e uno come Albertini potrebbe sapere dove mettere le mani grazie alla sua grande esperienza come imprenditore e come amministratore pubblico. Una speranza per una coalizione che di fatto sembrava già rassegnata a un Sala bis per carenza di alternative credibili. Allora Albertini perché no? Un passo indietro per compierne due avanti, verso un altro modello di città. In grado di portarci tutti fuori dall’impasse in cui la città è caduta, presa com’è dalle inutili discussioni su piazze temporanee e piste ciclabili mentre la gente muore di fame per la mancanza di lavoro.