Servono maratoneti, non scattisti. La corsa contro il Covid è infatti appena agli inizi. Per un anno l’Italia ha preso solo sberle da un avversario troppo forte. Non c’erano le armi per difendersi da un nemico invisibile e potentissimo, mentre ora al fronte anti coronavirus stanno arrivando i rifornimenti e gli strumenti. Il più potente è senza dubbio il vaccino, perché mette al riparo da nuove stragi come nella primavera 2020 e apre la prospettiva del ritorno alla normalità. Posto che si possa o si debba tornare esattamente al mondo di prima. La prospettiva di togliere le mascherine c’è, ma servono maratoneti, non scattisti: al di là delle roboanti dichiarazioni in stile Bertolaso, bisogna prepararsi a uno sforzo di mesi. Almeno fino al prossimo freddo le vaccinazioni procederanno. In disordine e a ondate per problemi logistici di varia natura, non ultima la crisi che ha paralizzato il governo per dare vita all’Esecutivo Draghi, ma procederanno. Ci vorrà però tempo e testa perché l’operazione è complessa e nel frattempo sono saltati tutti gli schemi: a livello nazionale nessuno avrebbe scommesso un centesimo sull’ipotesi di un governo Salvini-Pd, a parte l’Osservatore che aveva notato certi singolari movimenti politici, eppure è successo. A livello internazionale la guerra di Trump contro tutti e di tutti contro Trump sembra arrivata al suo epilogo, lasciando la scacchiera libera da pezzi pesanti, quindi non si sa cosa sarà del futuro. Serve allora pazienza, la forza di resistere alle molteplici emergenze e un passo costante. Come un maratoneta. La strada è ancora lunga e piena di buche. Per arrivare in fondo servono maratoneti, non scattisti.