Il Pil non è ricchezza, ma lavoro. Nell’imbarbarimento perpetuo del dibattito in cui certi popolaristi cercano di trascinarci sempre si confondono le parole, perché cambiare il senso di ciò che si dice è il primo passo per far travisare un messaggio. Ecco dunque che i neocomunisti da divano attaccano Letizia Moratti per la richiesta a Domenico Arcuri di distribuire il vaccino in base al Pil delle regioni, ma il Prodotto interno lordo di una regione non è la somma della ricchezza della regione, ma di quanta ricchezza si produce con il lavoro. Quindi il Pil non è ricchezza, ma lavoro. Difficile capirlo per una categoria di borghesi benestanti e garantiti a stipendio pubblico che rappresenta gran parte del mondo produttivo al centro sud, ma funziona così. La ricchezza si produce, ma non nel senso che quando abbiamo finito i soldi ne stampiamo un altro po’. Si lavora, si guadagna e con quelli si pagano strade, ospedali e stipendi pubblici. Milioni di stipendi pubblici. Gente che per essere licenziata deve come minimo stuprare un bambino davanti a tutti o uccidere molto malamente qualcuno durante l’orario di servizio. E sempre sotto gli occhi di tutti. Altrimenti nessuno li può licenziare. E se lo Stato non ti fa lavorare, lo stipendio arriva lo stesso. Invece quelli che i soldi li producono davvero, se sbagliano un ordine con un’azienda hanno finito per sempre di lavorarci. Se un prodotto è fatto male, chiudono. Se lo Stato dice di non lavorare, chiudono per sempre. E’ la differenza tra lavoro e ricchezza che non viene capito dai sussidiati. Quindi ben vengano i Moratti che conoscono la differenza tra le due cose. E che chiedono la precedenza a chi sostiene anche le vite altrui. Il tanto odiato Nord sopporterà l’ennesimo insulto dai suoi stessi figli, ma speriamo non gli elettori. Perché Moratti ha chiesto il rispetto del lavoro, non della ricchezza. E chi lavora lo ha capito, chi vive sulle spalle altrui la odia.
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