Per favore manette per i medici traditori. Se come ha avvertito il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana siamo vicini al punto di rottura, è il momento di attuare a tutto campo le misure previste in caso di guerra. I medici del centro sud che si sono messi in malattia non meritano pietà perché non hanno avuto pietà: tantissimi loro colleghi, comprese le nuove generazioni non ancora pronte hanno risposto alla chiamata. Combattono con le scarpe di cartone della nostra epoca un nemico dotato di risorse illimitate, mentre il solito gruppo di furbi prende la via della casa al mare. Hanno pugnalato alle spalle un’intera nazione con le sue speranze proprio mentre era in difficoltà. Siccome le leggi di guerra non necessitano per definizione di durare oltre il conflitto, oggi abbiamo gli strumenti legali per fucilare alcuni medici. Non stiamo scherzando: qui non si tratta di quando c’è un picco di influenza normale ma gioca la squadra del cuore o è Natale e quindi si moltiplicano le assenze dagli sportelli pubblici, asl compresa. L’Italia è in Stato di guerra, i cittadini sottoposti a coprifuoco e senza stipendio se non per le funzioni fondamentali. Le fabbriche convertono la produzione come non si vedeva dai tempi delle guerre mondiali di inizio Novecento. I soldi presto mancheranno a tutti perché il contraccolpo mondiale del virus deve ancora arrivare, ma una congrega di traditori ha pensato bene di mettersi in malattia. A questo punto ai primi dieci che si sono messi in malattia per favore manette per i medici traditori: dieci vengano messi al muro come esempio, gli altri marchiati a fuoco come traditori e privati di diritti sociali e civili. Vivranno della pietà altrui, la stessa che loro hanno negato ai fratelli e sorelle che morivano sotto i colpi del Covid19.