20 Luglio 2022

Al via la sperimentazione di Yape, il primo robot-fattorino

Al via, per la prima volta in Italia, la sperimentazione di una flotta di robot a guida autonoma per consegne all’ultimo miglio grazie al progetto “Sperimentazione Italia”, la sandbox normativa che consente a startup, imprese, università e centri di ricerca di sperimentare progetti innovativi attraverso una deroga temporanea alle norme vigenti. L’autorizzazione, risultato della collaborazione tra il Dipartimento per la trasformazione digitale, il Ministero dello Sviluppo economico, il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e il Comune di Milano, è stata ottenuta da Yape, azienda del gruppo e-Novia che ha realizzato un robot-fattorino in grado di trasportare alimenti e prodotti sia in ambienti esterni che all’interno di edifici. Dotato di due ruote auto-bilanciate, che permettono al robot di adattarsi a diversi contesti, Yape può trasportare fino a 10 chilogrammi per un massimo di 80 chilometri. Durante la sperimentazione sarà dotato di un sistema di regolazione della velocità che non supererà i 6 chilometri all’ora. L’obiettivo è rendere il trasporto autonomo sempre più efficace, sicuro e sostenibile, riducendo il traffico e l’inquinamento legato alle consegne nei centri cittadini, oltre a venire incontro alle necessità di quei residenti che non possono o fanno fatica a spostarsi dalla propria abitazione. Il progetto “Sperimentazione Italia” punta così a fare del nostro Paese un laboratorio di innovazione, aprendo le porte all’applicazione di tecnologie emergenti a beneficio di cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione. In caso di sperimentazioni di successo, grazie ai dati raccolti, potrà essere proposta una modifica normativa per consentire alle innovazioni di diventare replicabili su tutto il territorio nazionale. Come funzionerà Con l’autorizzazione del Dipartimento per la trasformazione digitale, si avvia ora la prima parte della sperimentazione tecnica di Yape: questa fase durerà sei mesi e sarà volta a testare una flotta di veicoli nel contesto urbano, individuare le aree idonee alla circolazione del veicolo, mappare i potenziali percorsi di navigazione e testare gli algoritmi per il rilevamento degli ostacoli lungo il percorso. Il Comune di Milano ha scelto come base per la sperimentazione l’area di Cascina Merlata, prevedendo un servizio di consegne tra gli esercizi commerciali e le residenze del “Distretto UPTOWN”. La seconda fase, al termine dei sei mesi, darà poi il via alla vera e propria sperimentazione, di cui potranno beneficiare i cittadini del Comune di Milano per un periodo di ulteriori 6 mesi.

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Steward nei locali della movida

Un contributo di 120.000 euro per una migliore gestione delle aree esterne e dei plateatici nelle zone della “movida” cittadina. Con una delibera dei giorni scorsi, la Giunta comunale ha approvato le linee di indirizzo per l’erogazione di contributi da destinare ad associazioni, enti e istituzioni che rappresentano commercianti e proprietari di pubblici servizi. I fondi, da utilizzare nel periodo tra il 7 settembre e il 31 ottobre 2022, dovranno essere spesi per offrire servizi di sicurezza sussidiaria e attività che contrastino gli aspetti negativi del divertimento notturno, favorendo sinergie utili con Polizia locale e con tutte le Forze dell’ordine impegnate nel controllo della città e nel mantenimento dell’ordine pubblico. “Garantire il corretto uso degli spazi cittadini nelle ore serali, il rispetto delle condizioni di vita di tutti e tutte e l’osservanza delle basilari regole della convivenza civile. Con questo spirito – sottolinea l’assessora allo Sviluppo economico Alessia Cappello – l’Amministrazione comunale ha deciso di destinare uno stanziamento a sostegno dei progetti di sicurezza che saranno messi in atto nelle zone più sensibili da parte dei commercianti. Milano vuole essere sempre più accogliente e attrattiva per i giovani, ma tutelando la sicurezza e la vivibilità dei propri quartieri. Questa iniziativa conferma ancora una volta e in modo concreto la nostra volontà di collaborazione con le realtà del territorio, in favore della crescita della città”. La delibera sullo stanziamento dei contributi si pone infatti in continuità con la sperimentazione avviata lo scorso anno con la Prefettura di Milano, con la firma del Protocollo d’intesa finalizzato alla collaborazione per la realizzazione di azioni congiunte a favore dei giovani nell’ambito del divertimento notturno nelle zone della movida per la prevenzione e il contrasto dei comportamenti antisociali. Le iniziative ammesse al sostegno economico dovranno tenere conto della specificità territoriali, del numero di esercizi pubblici presenti nell’area e dei frequentatori. È previsto l’utilizzo di personale specializzato, i cosiddetti steward, anche a rotazione fra gli esercizi commerciali. Il personale deve essere iscritto nel database nazionale delle guardie giurate gestito dalla Prefettura. Le aree d’azione saranno individuate fra le zone della città dove vi sono più assembramenti e problemi di quiete pubblica, sempre in accordo e sinergia con la Polizia locale: Nolo, Isola, corso Como e piazza Gae Aulenti, corso Garibaldi, via Brera, Arco della pace, via Lazzaretto, via Melzo, porta Ticinese, Darsena e navigli. I fondi saranno erogati ai singoli progetti, area per area, attraverso la pubblicazione di un bando.

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Delirio a Piacenza? Sindacalisti accusati di tentare di migliorare la vita lavorativa degli operai

Delirio a Piacenza? Sindacalisti accusati di tentare di migliorare la vita lavorativa degli operai. Sembra assurdo, ma è scritto nero su bianco. Gli aderenti al SI COBAS hanno proclamato una serie di scioperi duri per ottenere migliorie dei contratti. E hanno combattuto come una volta, quando la polizia manganellava di brutto. Quando il sindacalista se ne sbatteva di prendere una denuncia o delle minacce del datore di lavoro, perché c’era solidarietà sociale. A quanto pare di italiani italiani se ne sono rimasti pochi a combattere così, perché pure gli operai si sono imborghesiti, hanno persino votato quelli come Renzi lasciandosi convincere che il problema dell’Italia fossero i contratti che non si potevano cancellare con un colpo di penna. E stranamente ora per vivere hanno bisogno dei sussidi statali. Perché nonostante questo meraviglioso mondo mondialista e libertario che i topolini hanno aiutato a costruire, stranamente gli imprenditori hanno preferito delocalizzare il lavoro dove possono pagarlo 200 ero al mese. Senza contare le norme sull’inquinamento e quei fastidiosi diritti sociali di cui è piena l’Europa. I governi si sono auto evirati seguendo l’esempio dei lavoratori, con il risultato che a difendere quel poco che resta del concetto di lavoro ci sono gli africani. O italiani di origine africana. Perché nelle, a tratti surreali, oltre 300 pagine in cui si elencano i capi di imputazione a carico di sindacalisti che svolgevano il loro lavoro, i nomi sono quasi tutti stranieri. Meridionali che lo rivendicano fieramente “sono meridionale non ho niente da perdere!” urla Fulvio a uno che una volta sarebbe stato chiamato crumiro. E tanti africani. Gente ancora viva dentro, con famiglie a cui pensare e un’idea di cosa voglia dire combattere per i propri diritti. Non bastano qualche camionetta o le minacce dei datori di lavoro. Non si accontentano di picchettare. Organizzano pure concerti per far “entrare nel cuore di Piacenza” la protesta. Hanno una rete, hanno idee e senza paura combattono per esse. Persino in un’Italia dove impedire l’entrata o l’uscita di un automezzo dalla fabbrica semplicemente non arretrando è un reato con l’aggravante “di averlo compiuto in più di 5 persone”. O di aver manifestato senza prima aver avvertito il Questore. Delirio a Piacenza? O delirio in Italia? Perché in questa fottuta ossessione di essere certi di poter instagrammare queste inutili vite da pezzenti ai piedi dei palazzi dei ricchi sembra aver cancellato il senso delle cose importanti. Se vogliamo eliminare i sindacati possiamo anche parlarne, per carità. Tanto abbiamo già chiesto che ci fossero tolti i diritti a morire, a non vaccinarsi, a nuotare dove ci pare, a nutrirci nei boschi salvo licenza, a pescare salvo licenza, a vivere in generale come preferiamo. Tutto deve essere autorizzato, come hanno dimostrato due anni di pandemia in cui è diventato illegale di fatto manifestare. Perché è pericoloso, dicevano. Come i sindacalisti di Piacenza che si fanno pestare pur di avere contratti decenti, dicono. A noi sembra più pericoloso chi ha coordinato le indagini, se così vogliamo chiamarle.

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