Forza Italia continua a perdere pezzi. L’esodo è cominciato da tempo e pareva essersi fermato, invece prosegue. Sia sul territorio meneghino che in parlamento: gli ultimi nomi di peso sono appunto quelli di parlamentari come Laura Ravetto, Federica Zanella e Maurizio Carrara. Le sirene leghiste hanno convinto il trio a passare sotto le bandiere di Matteo Salvini. La versione ufficiale è il fastidio per la pendenza verso il centro sinistra di Forza Italia: ”Abbiamo deciso di impegnarci in politica, in tempi e modi diversi, convinti che i valori e i programmi del centrodestra siano la risposta giusta per il Paese. Ringraziamo Silvio Berlusconi per averci dato la possibilità di tradurre le nostre competenze e il nostro ‘sentire’ in azioni politiche concrete. In qualità di eletti su collegi uninominali con i voti di tutto il centrodestra tuttavia viviamo con disagio le sempre più ampie aperture al governo e gli ammiccamenti con il Partito democratico”. Vogliono essere sicuri di essere rieletti, dicono i maligni, ma è oggettivo che sebbene Berlusconi abbia ancora peso in Parlamento e fuori, non è più come prima: cioè non garantisce più centinaia di poltrone, al massimo decine. E quelle sono tutte prese. Un conto dunque era sacrificarsi al Caimano quando comandava solo lui, un conto invece è buttarsi nel fuoco per chi non può garantire un compenso adeguato. Un ragionamento su cui tanti, ne siamo certi, riflettono da tempo. I più “svelti” come Stefano Maullu lo avevano capito tempo fa e avevano preso la porta in direzione Fratelli d’Italia, mentre altri come Sardone verso la nuova Lega salviniana. Ora che tira aria di elezioni, si muovono anche gli altri. E non è detto che la diaspora sia finita qui, perché se la legislatura dura ci sarà da votare il nuovo Presidente della Repubblica. E dopo tre mandati tra Napolitano e Mattarella le destre, e l’equilibrio dei poteri, vorrebbero finalmente un rappresentante sul colle che decide veramente la politica italiana.
I riflessi si vedono anche sul territorio, cioè nei municipi: Gabriele Legramandi è passato a Milano Popolare, una formazione centrista data per morta dopo le elezioni comunali, sebbene esprima un presidente di Municipio. Una scelta che ha spiegato così a Italpress Lombardia: “Il momento storico e sociale in cui viviamo – chiarisce Legramandi – chiede un impegno politico disposto ad abbandonare le tentazioni sovraniste e l’inseguimento del consenso a tutti i costi. Ho sentito la necessità di tornare in un contesto che rappresenti, con credibilità, la tradizione popolare, riformista e liberale a cui mi ispiro. Forza Italia mostra da troppo tempo segni di stanchezza, mentre Milano Popolare ha sempre seguito un percorso lineare e coerente”.
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