Assessori in fuga da Milano: collera del Pd o paura della sconfitta? E’ di queste ore la notizia di due assessori della Giunta Sala che stanno partendo per altri lidi: Pierfrancesco Maran, che entrerà a far parte dello staff di Enrico Giovannini al ministero dei trasporti e delle opere pubbliche; Filippo Del Corno, che entrerà a far parte della segreteria nazionale del PD di Gianni Letta. Insomma, tutti in viaggio per Roma, tranne Beppe Sala che a Roma, con altri incarichi, molto più importanti di quelli che assumeranno Maran e Del Corno, ovviamente, avrebbe voluto andarci e di corsa, piuttosto che riproporsi come sindaco di Milano. Che la ricandidatura fosse un ripiego lo si era capito da quando Sala aveva deciso di prendersi una lunga pausa di riflessione, prima di dare il via libera al secondo mandato, cosa che ha fatto il 7 dicembre 2020, annunciandolo senza troppa convinzione, probabilmente, dopo avere compreso, chiaramente, che Conte, Zingaretti e Di Maio, a Roma proprio non ce lo volevano. A onore del vero, nemmeno l’amico Draghi gli ha fatto una proposta successivamente, cosa che se fosse accaduta, gli avrebbe dato il la per sganciarsi da Milano, con una motivazione di alto profilo, cioè di essere stato chiamato a dare il proprio contributo alla rinascita dell’Italia post pandemia.
Tornando a noi, francamente, credo che la scelta di Sala di accreditarsi come ecologista convinto, abbia generato una frattura non di poco conto tra lui e i DEM. L’unica cosa di verde che ha prodotto fino a ora questa scelta è, quanto pare, la rabbia dei dirigenti lombardi e nazionali del PD.
Come ho già avuto occasione di dire, i DEM hanno vissuto la giravolta di Sala come un vero e proprio tradimento, fatto a tradimento, nei confronti di chi, da Sala, si aspettava coerenza e riconoscenza, per tutto quanto era stato fatto dal partito per sostenerlo politicamente oltre che elettoralmente, e magari nemmeno quello! Di sicuro il PD non si aspettava una scelta di esclusione, di relegazione ai margini, perché di questo si è trattato.
La scelta di Sala deve essere stata interpretata anche come il tentativo di trascinare a forza verso di sé la coalizione: io sono in grado di vincere le elezioni a Milano, faccio ciò che ritengo più giusto, se non volete perdere le elezioni, dovete prendere atto delle mie scelte e adeguarvi, punto!
Già nei mesi precedenti alla svolta verde, Sala si era esposto, facendo intendere chiaramente che, in caso di vittoria a Milano, non avrebbe riconfermato almeno due degli assessori DEM, Maran e Granelli.
Mentre Granelli, uomo mite e accondiscendente, umile servitore del bene comune, era pronto anche ad accettare che Sala gli stroncasse la carriera politica, senza replicare, in nome della coesione sociale e della fede politica, magari puntando a candidarsi come presidente di un municipio, non altrettanto disponibile appariva il giovane Maran che, giustamente, non volendosi far rottamare da Sala e finire la propria carriera politica in qualche municipio di periferia, aveva deciso di anticipare le mosse di Sala, cercando altre collocazioni, magari dirigendosi a Roma con il primo treno o aero disponibile.
Per quanto riguarda Del Corno, lo aveva già detto in tempi non sospetti, che questo sarebbe stato il suo ultimo mandato, a prescindere da tutto.
Che si tratti di ricerca di nuove opportunità, per la consapevolezza di non averne più a fianco di Sala, o molto più semplicemente, che si sia creata una condizione di incompatibilità e di differenza di vedute, non ha alcuna importanza, il dato certo è che due assessori, Maran e Del Corno, hanno deciso di abbandonare l’Arca di Sala, senza troppi rimpianti, forse anche con un senso di liberazione. Il terzo lo ha dismesso proprio lui, senza farsi troppi problemi e, tutto questo, insieme all’adesione ai Verdi Europei, per il PD, deve essere sembrato un po’ troppo.
Forse coloro che gli sono stati al fianco, in questi anni, pensavano di trovare maggiore accoglienza da parte di Sala. Maran a inizio mandato avrebbe gradito continuare a portare avanti i progetti di mobilità, Granelli avrebbe voluto continuare a portare avanti i progetti di sicurezza, legati alla coesione sociale. Sala ha fatto altre scelte, non li ha accontentati, dando un segno di discontinuità, come si dice oggi. Così, i due assessori di punta nella consigliatura Pisapia, si sono trovati, di fatto, ad essere interlocutori di secondo piano e di questo, ne sono certo, perché conosco entrambi, ne hanno sofferto molto.
Non mi soffermo sulle azioni politiche dei tre assessori uscenti che, credo, abbiano cercato di interpretare nel migliore dei modi possibili, i propri mandati, anche se non sempre ci sono riusciti, ciò che mi pare essere un punto fermo, è che nessuno di loro avesse intenzione di ritirarsi dalla vita politica e che, tutti e tre, si siano “ribellati” al diktat di Sala, facendo tre scelte politiche diverse, ma pur sempre scelte politiche. Mentre Granelli, forse anche perché meno forte politicamente degli altri due, ha deciso di non abbandonare la nave, nel caso di Maran e Del Corno, appena è stato loro possibile, hanno preso la palla al balzo, sbattendo la porta in faccia al sindaco. D’altronde chi semina vento…
Sala sempre più solo, sempre più legato ai calzini arcobaleno, alle interviste di Vanity Fair, al Green che non riesce a interpretare, anche se cerca di cavalcarlo, pare avere perso di vista che assessori come Maran, Granelli e Del Corno, indipendentemente da quanto, e come quel quanto abbiano fatto per Milano, gli sono stati sempre fedeli, lo abbiano accontentato, lo abbiano sostenuto, si siano presi delle responsabilità mettendoci la faccia, facendo in modo che il Sindaco rimanesse sempre fuori dalle peggiori critiche da parte di cittadini e media. Basti pensare a tutti gli insulti che ha collezionato Granelli per realizzare le piste ciclabili, assumendosi anche responsabilità che non erano sue…
Che, dopo la svolta verde, sia cambiato qualcosa nell’assetto politico della Milano guidata da Sala, è sotto gli occhi di tutti, che il PD non abbia intenzione di essere trattato come un utile gregario e nulla più, è comprensibile, che ci sia della disaffezione nei confronti di un sindaco dirigista, altrettanto.
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