Un errore di Regione Lombardia “regala” 1,5 milioni di euro a un’azienda renziana. La Dori Pubblicità srl ha infatti riconvertito la produzione per produrre dispositivi utili in tempi di Coronavirus, nel dettaglio per la Lombardia si è occupata di visiere. E proprio grazie a un errore di Palazzo Lombardia ha vinto una ricca commessa. L’errore non lo definiamo noi così, ma un documento liberamente consultabile su internet e prodotto dalla Regione stessa: l’8 aprile è partito un ordine per un milione di pezzi alla Dori Pubblicità. Dopo un mese, l’11 maggio, a Palazzo Lombardia si rendono conto che c’è un errore: il nome dell’azienda era finito in cima alla lista, ma in realtà era il terzo classificato. Quindi in teoria non avrebbero dovuto ottenere l’ordine. Regione prova dunque ad annullare l’ordine, ma il giorno successivo un rappresentante della società fa presente che ormai gli verrebbe causato un danno economico considerevole. Le due parti trattano: si riduce la commessa del 20 per cento, circa 820mila visiere, e il prezzo, da 2,7 euro a 1,9 (costo uguale a quello proposto dal primo classificato). Morale: 1,5 milioni di euro che non dovevano essere spesi così. O almeno non prima che gli altri in classifica avessero dichiarato di non poter fornire le visiere. La vicenda, confermata dal titolare della Dori Pubblicità, ha anche un ulteriore aspetto curioso: l’ordine alla fine arriva in ritardo. La data concordata in un primo momento era il 15 maggio, ma l’azienda toscana chiede e ottiene una proroga al 22. La disponibilità di Regione in questo senso sembra strana perché in diverse altre lettere di incarico di quel periodo si ribadiva sempre l’importanza della consegna tempestiva ai fini del pagamento. Non solo, il ritardo è stato diverse volte motivo di annullamento dell’ordine. Buon per la società toscana che in questo periodo di crisi ha potuto incamerare un ordine consistente, ma per i lombardi? Nei prossimi giorni racconteremo altre vicende come questa, seppure di importi minori. Non sarà per colpire l’ex dg di Aria Filippo Bongiovanni, già defenestrato e rimasto unico responsabile dell’affaire camici-Fontana. Solo per raccontare come sia andato in palla un sistema amministrativo.
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