Lucarelli squarcia il velo sugli insulti alle donne di destra. La nota giornalista/blogger ha avuto infatti il merito di rendere palese un trattamento noto per le donne di destra: la libertà dell’insulto. Mentre qualunque mezza parola può essere presa ad esempio del maschilismo che affligge il nostro Paese se rivolta a una donna di sinistra, qualunque battutina o insulto rivolto a una donna di destra in Italia è libero. Quindi lei non prende le difese di Giorgia Meloni nonostante i gravi insulti subiti da uno che a quanto pare dovrebbe formare studenti all’Università di Siena. Tutte le ministre dei governi di destra sono state coperte di infamie che sarebbero state inaccettabili se rivolte ad appartenenti allo schieramento giusto. Perché gli italiani hanno imparato: quando lo fa la sinistra è comunque bene e se lo metti in discussione sei un fascista. Non per caso l’articolo 18 lo ha abolito la sinistra al governo, precarizzando definitivamente il mercato del lavoro in Italia. Eppure il Partito democratico è ancora lì a parlare di progressismo come un qualunque liberista all’americana (negli Usa, giusto per capire i riferimenti, ricordiamo che solo pochi hanno diritto ad essere curati in ospedale). E così sugli insulti: una battuta o una mezza occhiata vengono subito stigmatizzati come residui di un passato (giustamente) da dimenticare, sempre che non siano rivolti a una donna di destra. In quel caso tutto è permesso, anzi, in fondo è apprezzato. Come l’Anpi, che pontifica su tutto, ma non hai mai chiesto scusa per le donne e ragazzine violentate e uccise durante la Liberazione. Ma erano femmine di destra, dunque violabili per il pensiero dominante. Quindi bisogna ringraziare Lucarelli che squarcia il velo sugli insulti alle donne di destra, perché lei almeno lo ha detto ufficialmente, mentre in tanti invertebrati culturali lo fanno, ma non dicono.