Il nord prosciugato dai cambiamenti climatici e dal federalismo. Il più grande fiume d’Italia è di nuovo in secca come oramai gli accade ogni anno. Con una aggravante, di solito è nei mesi estivi che si verifica questo fenomeno. Il cambiamento climatico è sempre più evidente. Se il Po è ai minimi storici (questa volta il fenomeno è pericolosissimo), sulle montagne non c’è più neve e nei laghi scarseggia l’acqua gestita da una miriade di Consorzi territoriali. Il Magistrato del Po cioè l’Autorità di Governo del bacino idrogeologico è stata smantellata con il Federalismo regionale sostituita dalll’AIPO un ente strumentale delle Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Competenze frammentate da Regioni, Provincie e Consorzi. La lite di questi giorni sul rilascio dell’acqua del Garda ne è la prova. Serve un’autorita’ di bacino con tutte le competenze di programmazione e decisionali. Come dosare l’acqua nell’interesse pubblico complessivo per le attività economiche (agricoltura,energia elettrica,pesca e turismo) ma avendo ben presente la necessità di tutelare la biodiversità di fiumi e laghi in questi anni totalmente dimenticata con un deflusso minimo vitale.
Nessuno in questi anni ha contrastato con una politica unitaria di tutto il bacino idrico del nord Italia con il fine di ridurre lo spreco d’acqua che scorre troppo velocemente riducendo la capacità di risorsa disponibile per l’irrigazione (va ripensata l’agricoltura intensiva), di trasformazione in energia elettrica che ha cancellando ogni possibilità di navigazione per le merci. Dietro gli allarmi apocalittici di questi giorni non si vede la volontà di impostare una risposta unitaria ma la voglia di continuare spendere risorse pubbliche in modo inefficiente. E i risultati si vedono,purtroppo.