I servizi segreti hanno portato in Italia il Covid “inglese”. A quanto scrive Sassate la donna romana su cui è stato riscontrato il Covid nella sua variazione inglese che sta facendo sobbalzare gli ottimisti lanciati verso l’epoca dei vaccini. I primi contagiati sarebbero un uomo, dipendente dei servizi segreti inglese, e una donna, dipendente dell’Aise, i servizi segreti italiani per l’estero. Quindi i servizi segreti hanno portato in Italia il Covid “inglese”. Un bruttissimo colpo per un settore dello Stato appena messo in discussione dal presidente del Consiglio Conte con l’ipotesi di task force esterna allo Stato stesso. Matteo Renzi si era schierato contro l’idea di affidare la sicurezza dei duecento miliardi del Recovery Fund (NextgenerationEu), ma la sua posizione si fa sempre più difficile con errori del genere. Forse aver svelato la notizia è una manovra dell’Aisi, i servizi “interni”, per candidarsi con Mattarella alla gestione del malloppo? Fantaservizi magari. E’ il contrappasso di un mondo dell’ombra: tutto sembra possibile nel mondo tra le righe. Lo stesso che però è appena scivolato su una mega buccia di banana: quelli impegnati a proteggere gli interessi dell’Italia all’estero, sono tornati in Italia con la nuova variante del virus. Materiale da meme. Proprio quando avevano incassato i complimenti del Copasir per aver riportato indietro i pescatori italiani detenuti senza accuse in Libia per tre mesi: il presidente del Copasir, il leghista Raffaele Volpi, ha rivolto “un mio sincero ed affettuoso ringraziamento generale Caravelli e al personale dell’Aise per la costante dedizione e il determinante lavoro svolto” Un buon risultato a livello mediatico, ma subito seguito dalla notizia che i servizi segreti hanno portato in Italia il Covid “inglese”. Come arrivare in cima una montagna e scivolare in fondo alla valle mentre si mette la bandierina. Tra l’altro, stando al sito Sassate, lei avrebbe evitato di informare i superiori dei sintomi per non rendere pubblica la sua relazione con il britannico. Quindi c’è il rischio di un focolaio interno all’Aise. Da protettori a untori è un attimo.
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