Un 25 aprile di rivolta pacifica contro il governo. Non è una polemica politica, ma un fatto: a migliaia si stanno organizzando in tutta Italia per scendere in piazza contro gli attuali governanti. L’idea è di trasformare il 25 aprile in un momento di coesione nazionale dopo che per più di due mesi i già scarsi legami sociali si sono scollati del tutto per le crisi economiche e nervose di un popolo che si è scoperto sequestrato. Il tam tam è partito nelle settimane scorse e oggi è un coro con venti comitati regionali organizzati sulle chat di Telegram: sono migliaia ora gli utenti che seguono il progetto e sembrano intenzionati a portare fino in fondo il piano: andare a Roma per una grande manifestazione pacifica, un modo per riappropriarsi della normalità perduta a causa del lockdown e impedire al governo di tenere ancora le persone chiuse tra muri e mascherine. E se i numeri delle chat dovessero essere confermati nei fatti sarà difficile per le forze dell’ordine contenere la popolazione: anche perché come potrebbero reagire gli indecisi in quel momento? E se adesso le forze dell’ordine si attivassero per chiudere le chat dedicate a questa grande manifestazione come reagirebbero le persone coinvolte? Sarebbe l’ennesima pugnalata alla fiducia verso lo Stato. Roma non può più permettersi di fare prediche a nessuno dopo che ha dato una mano alla Mafia e agli evasori del Sud regalando soldi a tutti, un gesto che ha chiarito a milioni di italiani che in realtà pagare le tasse è completamente inutile, bastava dire “qui in tanti lavorano in nero” o “o mi date i soldi o li chiedo alla Mafia” per avere quello che si voleva. Già questa decisione aveva ulteriormente minato la resistenza del Nord perché ha reso tangibile quanto siano stupidi quelli che cercano di pagare le tasse. Poi rimandi, messaggi poco chiari, documenti secretati e tanto altro. Un 25 aprile di rivola pacifica contro il governo era dunque inevitabile.