La lettera di Salvini a Mattarella. La missiva è partita dopo che sono state rese pubbliche le intercettazioni in cui alcuni magistrati dicevano “Salvini ha ragione, ma dobbiamo attaccarlo”. A quel punto il senatore ha scritto al capo della magistratura italiana:
Al Signor Presidente della Repubblica
Illustre Signor Presidente,
l’articolo pubblicato sul quotidiano La Verità in data 21 maggio 2020 dal titolo “La chat delle toghe su Salvini: Anche se ha ragione lui adesso dobbiamo attaccarlo” documenta uno scenario gravissimo: diversi magistrati nei loro colloqui privati (intercettati nell’ambito del procedimento a carico del dottor Luca Palamara) concordavano su come attaccare la mia persona per la politica sull’immigrazione che all’epoca, quale Ministro dell’Interno, stavo portando avanti.
L’avversione nei miei confronti è evidente al punto che, secondo quanto risulta dalle intercettazioni riportate sul quotidiano, uno dei magistrati, il dottor Palamara, pur riconoscendo le ragioni della mia azione politica, individuava nella mia persona un obiettivo da attaccare a prescindere. Intenzione che veniva condivisa da altri magistrati.
Le intercettazioni pubblicate documentano come l’astio nei miei riguardi travalichi in modo evidente una semplice antipatia. In tal senso è inequivocabile il tenore delle comunicazioni dei magistrati intercettate:
“Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando…” – “No hai ragione…Ma ora bisogna attaccarlo”.
“Io credo che rafforzano Salvini così” – “Lo temo anch’io”.
“C’è quella merda di Salvini, ma mi sono nascosto”.
“Oggi Sangermano ha fatto un intervento in Cdc praticamente contro di me perorando una linea filogovernativa su dl Sicurezza […]
In separata sede, ma davanti a tutti quelli del gruppo ho posto la questione e ho avuto l’appoggio di una buona parte di noi”.
Come noto, a ottobre inizierà l’udienza preliminare innanzi al GUP presso il Tribunale di Catania ove sono chiamato a rispondere dell’ipotesi di sequestro di persona per fatti compiuti nell’esercizio delle mie funzioni di Ministro dell’Interno, in linea con l’azione di governo tesa al contrasto dell’immigrazione clandestina.
Per quanto si legge nell’articolo del quotidiano è proprio tale tema politico ad aver suscitato l’avversione nei miei confronti dei magistrati, protagonisti di quelle comunicazioni pubblicate.
Non so se i vari interlocutori facciano parte di correnti della Magistratura o se abbiamo rapporti con i magistrati che mi giudicheranno, tuttavia è innegabile che la fiducia nei confronti della Magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importati magistrati italiani, per quanto emerso e riportato nell’articolo de La Verità.
Quelle frasi captate nell’ambito del procedimento a carico di Palamara palesano, invero, una strategia diffusa e largamente condivisa di un’offensiva nei miei riguardi da parte della Magistratura.
Tutto ciò intacca il principio della separazione dei poteri e desta in me la preoccupazione concreta della mancanza di serenità di giudizio tale da influire sull’esito del procedimento a mio carico.
Mi appello al Suo ruolo istituzionale, quale Presidente della Repubblica e dunque Presidente del CSM, affinché mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale, nel rispetto dell’art. 111 della Costituzione.
Sen. Matteo Salvini
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