Quanto ci secca la siccità

Quanto ci secca la siccità. Perché oggi si continua a parlare del gravissimo problema dell’acqua. Non parliamo di spread o di altri epifenomeni umani di cui in realtà possiamo fare a meno. Parliamo di uno degli elementi di base, i costituenti di quelle costanti antropiche che sono i parametri entro i quali la vita umana esiste. Nemmeno un super marines (anzi lagunare) potrebbe sopravvivere senza acqua. Magari qualche giorno, ma sicuramente non per mesi. Eppure siamo qui a sentire chiacchiere. Per assurdo l’unico ad aver “fatto il suo” è l’arcivescovo Delpini che essendo prega ha organizzato un tour di preghiere per la pioggia. Riti antichissimi, ma soprattutto un’azione immediata. Quanto ci secca la siccità però, perché invece gli altri potenti sono qui a parlarne sottolineando che si tratta di una siccità mai vista. Allora i milioni di pagine sulla questione cambiamenti climatici non le hanno lette, questo è certo. Ma  almeno ne avranno sentito parlare, perché se ne parla da prima che una piccola svedese diventasse tutto di un botto il leader della protesta mondiale per l’ambiente. I dati ci sono, le informazioni pure: bastava andare ad Expo  2015 non solo per mangiare il topoburger di giornata o per rubarsi le bustine di sale dal padiglione della Svizzera. Qualcosa di proposta tecnica, non prettamente teorica, c’era. Certo, senza dubbio meno interessante per questa manica di bamboccioni della politica di un bel giro sulle corde del padiglione brasiliano. Ecco perché ci secca. Entro cinque anni avremmo potuto impostare e realizzare un serio investimento su un’agricoltura che non spreca acqua. Perché la soluzione per l’acqua non è non lavarsi come quell’anziano che ha recentemente rilasciato surreali interviste sulla sua discutibile igiene, semmai non usare alla belino di segugio la risorsa per l’agricoltura. Perché abbiamo ancora stardard da Novecento ma è due decenni che siamo in un nuovo secolo. Prima del Covid avevamo anche più risorse economiche. E avremmo potuto non soffrire di siccità. Ci sono mancati però politici con una visione. Una prospettiva, siamo nella mani di barbari che vivono di pensiero razziante. Come se circondarsi di rovine fosse una buona idea. I principi di Roma li ricordiamo perché costruivano qualcosa di duraturo. Ecco perché di loro è rimasto il ricordo, mentre degli attuali rimarranno i rimpianti.