Tornano le piogge primaverili, tornano i problemi idrici di Milano. Sono passati decenni, ma le esondazioni che allagano il quartiere Niguarda e quelli circonvicini non cessano. Annunci, progetti, milioni spesi in analisi tecniche e politiche, ma ancora la situazione non si sblocca. C’è chi dà la colpa alla mancanza delle vasche di laminazione, chi ai comuni che non vogliono un vascone fangoso che si riempe a ritmi stagionali, chi alla mancata manutenzione del canale sotterraneo dove scorre il Seveso, chi all’eccesso di urbanizzazione.
Difficile individuare un solo responsabile, sicuramente le eterne battaglie al Tar stanno arrivando alla fine, ma nemmeno quelle potrebbero essere decisive. Come diceva una vecchia canzone: lo scopriremo solo vivendo. Oggi ci resta l’ennesima carrellata di immagini e video di tombini trasformati in fontane dalla pioggia. E l’ironia dei milanesi che potete vedere qui giusto per un esempio. Presto, si spera prestissimo, le ruspe dovrebbero poter realizzare almeno la prima vasca di laminazione: tra Bresso e Senago infatti la vittoria legale dovrebbe essere a un passo per Milano. Poi essendoci lo smistamento terra tra Milano e la Brianza bisogna considerare il tempo di eliminare le ‘ndriine che gestiscono ancora in larga parte quel settore nel nord di Milano. Quindi il percorso sembra ancora lungo, intanto i milanesi si riscoprono sempre più ironici e rassegnati. Stanno diventando romani.