In sessantamila voteranno Greco? Il dubbio viene dopo che è stato il magistrato a lanciare il tema. I pm milanesi infatti stanno indagando sulle aziende che si servono dei rider, i fattorini che consegnano a domicilio il cibo e lavorano per le grandi piattaforme come Glovo, Deliveroo o UberEats. Un settore che si è dimostrato ancor più essenziale durante i lockdown e che è composto da migliaia di addetti. Circa 60mila, ha conteggiato Greco chiedendone l’assunzione alle grandi piattaforme digitali. E ora in sessantamila voteranno Greco? La domanda arriva nel momento in cui si avvicinano le elezioni e tutti sono alla ricerca di voti. La magistratura milanese sembra si stia preparando opzionando un pacchetto consistente di voti, oltre all’ovvio peso che ha un Palazzo di giustizia come quello milanese. E gli altri? Perché il candidato di Milano manca ancora (pure quello di Roma in realtà). Noi siamo contrari alla mossa di Greco perché abbiamo sempre ritenuto quello del facchino o rider un lavoretto, cioè una condizione lavorativa a cui era facile accedere anche senza capacità particolari ma che doveva essere temporanea. Un modo per uscire dalla povertà e ricostruirsi una vita, non un posto fisso. I lavoretti servono perché siamo in una società distrutta, dove i diritti dei lavoratori sono stati già violentati dal liberismo degli ultimi decenni. Allora i lavoretti diventano un paracadute per chi resta fuori dalla fila: è un sistema onesto per non decadere del tutto nella povertà, non lo scopo di una vita. Tanto è vero che in tanti avevano già iniziato ad affittare gli account. Invece con la mossa di Greco si finirà per avere gli sgaloppini professionisti e magari lui diventerà uno di quei magistrati che cedono alle sirene della politica. Magari no, in ogni caso la magistratura milanese ha sollevato un tema politico attuale, uno in più della politica stessa.