Fallimento del Comune sulla spesa di quartiere a domicilio. Le buone intenzioni c’erano pure, ma l’assessore Tajani non è stata in grado di concludere. L’idea era venuta anche a noi dell’Osservatore e ad alcuni Municipi: per sostenere sia i cittadini che le attività del territorio si compilava una lista dei negozi di quartiere aperti e disponibili a consegnare a casa la merce. I piccoli negozi potrebbero così recuperare parte dei clienti abituali, i cittadini non sarebbero costretti a file chilometriche al supermercato, insomma ne guadagnerebbero tutte le parti. Compresa la collettività, parola che surrealmente è diventata sinonimo di fascismo in questi tempi, visto che meno ci si muove, meno c’è il rischio che aumentino i morti. Per una volta insomma molti consiglieri municipali avevano un’ottima occasione per dimostrare di conoscere il territorio e di volersene occupare come fatto dai Municipi 2, 4 e 9. E il Comune alla fine della scorsa settimana ha chiamato a raccolta i presidenti di Municipio per annunciare l’intenzione di creare un sito internet comunale proprio per promuovere la spesa di quartiere a domicilio. Un portale che grazie alla geolocalizzazione poteva dare le indicazioni rapidamente e con efficacia. Ma Cristina Tajani, assessore comunale alle Attività produttive, e la sua macchina sono lente. Troppo lente. E queste lentezze sanciscono il fallimento del Comune sulla spesa di quartiere a domicilio. I presidenti si sono ritrovati con un “prima o poi arriviamo” giudicato inaccettabile. “Questa è una cosa che va fatta subito, non tra uno o due mesi” ha spiegato Paolo Guido Bassi, presidente del Municipio 4, e anche Samuele Piscina (2) e Giuseppe Lardieri (9) hanno deciso che aspettare sarebbe stato controproducente. Quindi si sono mossi in autonomia come per altro già fatto da alcune social street su Facebook: le liste stanno circolando e continueranno ad aumentare, nonostante il fallimento del Comune sulla spesa di quartiere a domicilio.