Commercio impazzito: pesche a 7.90 al chilo. E non è l’unico caso di persone che hanno riaperto le attività aumentando i costi in maniera spropositata. Anche in Cadorna c’è un un barbiere che due mesi fa vendeva un taglio di capelli a 22 euro, oggi chiede 30 euro. Ora si possono capire tutte le ragioni di chi vive di piccolo commercio, e noi sull’Osservatore abbiamo sostenuto il settore, ma non la reazione che stanno avendo alcuni commercianti. Questo non è commercio, ma capitalismo di rapina: si pensa cioè di poter recuperare subito gli introiti dei mesi scorsi aumentando i prezzi, invece l’unico risultato sarà quello di perdere subito la fiducia di chi è uscito a spendere. Se parliamo di capitalismo di rapina è perché un chilo di pesche a 8 euro è un insulto, non è un prezzo visto che altri piccoli commercianti le vendono alla metà. Ed è un insulto aumentare di un terzo il costo di un taglio di capelli, soprattutto quando si parla di un’attività decennale e dunque difficilmente si può credere che non abbia le risorse per reggere due mesi di stop. Invece pare che tutti stessero sul filo del rasoio, ma non si hanno notizie di commercianti che si sono impegnati la casa al mare o anche solo l’auto da 30mila euro per mantenere in piedi la propria attività. A quello a quanto pare ci devono pensare le finanze pubbliche, cioè i soldi di tutti i cittadini, se no la minaccia dei commercianti e piccoli “imprenditori” (le virgolette sono d’obbligo perché fare gli imprenditori coi soldi dello Stato non è essere imprenditori) è che chiudono le attività. Il nostro invito è chiudete pure e mettete in affitto i muri o le licenze a migliaia di euro al centimetro così nessuno ve li pagherà mai, alla fine sarete costretti a chiudere e magari avremo sul mercato solo persone oneste, imprenditori veri, che sanno rischiare in proprio per ottenere giusti guadagni. Non gente che mette le pesche a 8 euro al chilo o ti chiede un terzo in più per lo stesso servizio di due mesi fa.