Per la prima volta Pietro Tatarella, l’ormai ex consigliere comunale milanese di Forza Italia finito in carcere il 7 maggio nel maxi blitz della Dda milanese su un giro di tangenti, appalti e nomine pilotate e finanziamenti illeciti, dopo avere letto le carte processuali, ha chiesto di essere interrogato dai magistrati. Il politico azzurro, anche ex candidato alle Europee ed ex vicecoordinatore lombardo di FI, è al sesto piano del Palagiustizia nell’ufficio del pm Silvia Bonardi, uno dei titolari dell’inchiesta coi pm Luigi Furno e Adriano Scudieri.
Tatarella, assistito dai legali Nadia Alecci e Luigi Giuliano e che scelse di non rispondere nell’interrogatorio davanti al gip, è accusato di associazione per delinquere (come Nino Caianiello, il presunto burattinaio), corruzione e finanziamento illecito e sarebbe stato a libro paga dell’imprenditore Daniele D’Alfonso (per lui anche l’aggravante mafiosa) che gli avrebbe versato 5mila euro al mese e concesso l’uso di carta di credito e macchine, oltre a pagargli anche viaggi e vacanze.