“Non possiamo considerare Amazon come il futuro, il nuovo modo di vivere , se dietro c’è uno sfruttamento dei lavoratori che può essere evitato“. Così Maurizio Landini, segretario della Cgil, presente a Milano a sostegno dei driver Amazon che da questa mattina protestano in piazza XXV Aprile a poca distanza dalla sede del colosso tecnologico di Jeff Bezos. “Qui parliamo di persone che in 8 ore devo consegnare anche 150 pacchi. Evidentemente ci vogliono più persone, il che significa nuove assunzioni e le condizioni di lavoro vanno discusse e negoziate con i lavoratori. Non possono essere decise da un algoritmo“.
I driver di Amazon che tutti i giorni consegnano i pacchi sono le uniche persone con cui i consumatori digitali entrano realmente in contatto, ma per sostenere l’enorme sistema di distribuzione delle merci vengono sottoposti a ritmi di lavoro estenuanti con la consegna di un numero di pacchi spesso doppio rispetto alle previsioni. “L’importante è consegnare tutto e velocemente e senza tenere in considerazione condizioni meteo, lunghezza dei tragitti, o traffico“, è la denuncia dei dipendenti che oggi hanno incrociato le braccia e che si rifiutano di riprendere a lavorare finché Amazon non vorrà sedersi al tavolo della trattativa.
“Io vorrei rivolgermi anche ai cittadini che usano Amazon – conclude Landini – e che dovrebbero chiedersi cosa c’è dietro la consegna di un pacco e in che condizioni lavora la persona che te lo ha portato“.