“Letta servo della Nato”, ‘Fuori i servi della Nato dal corteo” sono gli slogan che alcuni manifestanti hanno urlato sia nei confronti del segretario del PD Enrico Letta, che si trova nello spezzone dei democratici del corteo del 25 aprile, sia verso la Brigata Ebraica. “Questa è casa nostra. La costituzione, l’antifascismo sono casa nostra”, è stato il commento fatto da Letta ad alcuni giornalisti sull’aggressione verbale subita.
Sul palco allestito in piazza Duomo è poi intervenuta anche Irina Yarmolenko, consigliera comunale di Bucha: “Sono qui partigiana con le mie armi, il mio discorso” ha detto, aggiungendo che da 24 febbraio “non c’è più pace per nessuno in Europa. La mia città e Irpin sono state distrutte per il 76% e chiediamo aiuto” spiegando di star facendo una “guerra di informazione“. La Yarmolenko ha annunciato che invierà a Sala e ai sindaci dell’hinterland una lettera per chiedere aiuti nella ricostruzione. “Noi facciamo forme diverse di resistenza, insegnanti e medici lavorando fra le bombe” nei bunker, sindaci aiutando, industriali e agricoltori “aiutando l’economia nonostante i missili. Le forze ucraine hanno bisogno di strumenti di protezione dei loro confini”. “Tutti siamo per la pace – ha concluso -. Stare con me per l’Ucraina e con l’Ucraina”.
La maifestazione, cui hanno partecipato fra le 50 e le 70.000 persone, si è svolta sostanzialmente in modo pacifico.