Mettere insieme un “attento controllo del territorio con impegni sul fronte sociale e dei servizi”. Secondo il prefetto di Milano, Renato Saccone, è questo l’obiettivo principale del protocollo d’intesa per la rigenerazione del quartiere San Siro da lui firmato oggi in corso Monforte insieme al sindaco Giuseppe Sala, all’assessore regionale alla Casa Alessandro Mattinzoli e al presidente di Aler Milano, Mario Angelo Sala. Un patto di collaborazione nato, ha ricordato il prefetto, anche dall’allarme suscitato dai disordini dello scorso aprile in piazzale Selinunte nati dalla mobilitazione di circa 300 giovani da parte del rapper Neima Ezza. “Alcune attività sono già in corso, speriamo che si crei una rete con l’individuazione di spazi fisici. Nel giro di una quindicina di giorni è prevista la prima riunione operativa” ha aggiunto Saccone.
Si tratta, ha evidenziato Angelo Sala, di riqualificare un quadrilatero di 6.000 appartamenti, 800 dei quali occupati abusivamente. Una “città nella città” che negli ultimi anni ha vissuto “una sostituzione del tessuto sociale, con l’abbandono di spazi commerciali”. Il pensiero condiviso è che la ristrutturazione dei fabbricati non basti, ma serva l’impegno di tutti i soggetti in campo, a partire dai servizi sociali. Un primo passo sarà il trasloco, grazie a un accordo con il Comune, dell’attuale sede Aler di via Newton all’interno del quartiere vero e proprio.
Si tratta, ha osservato Mattinzoli, di “uno dei quartieri più popolosi di Milano, con tanti stranieri di cui la metà abusivi, e con disagi e fragilità notevoli anche tra i regolari. Negli ultimi anni la situazione è peggiorata nonostante gli sforzi e questo protocollo può essere l’avvio di un percorso nuovo. Alle ultime elezioni ha votato il 24% dei residenti, questo deve far riflettere così come la protesta del rapper e proteste più silenziose. Può essere un banco di prova per la collaborazione tra istituzioni. C’è bisogno di un mix sociale che possa garantire vivibilità e legalità, senza essere repressivi”.
Le leve sulle quali agire, ha osservato il sindaco Sala, sono quattro: “Casa, socialità, cultura e sicurezza. Ovvio che la casa appaia e forse sia la più rilevante, ma rimane il fatto che se qualcuno intende continuare a strumentalizzare il disagio la realtà ci dice che non serve, restiamo sempre lì all’idea che possa portare dei vantaggi elettorali a chi non governa. Questa è la verifica della volontà di cambiare registro, dibattere su ‘case agli italiani, case agli stranieri’ rischia di farci perdere un’opportunità e in questo momento storico non si può. Dobbiamo lavorare su nuovi progetti educativi e anche sulla presenza di più forze dell’ordine”.
“Non bisogna immaginare in questo momento rivoluzioni societarie o finanziarie, sarebbe troppo complesso, bisogna invece capire se ci sono formule per una gestione comune attraverso un metodo diverso”. Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a proposito dell’ipotesi di una gestione comune delle case popolari del Comune e della Regione Lombardia, oggi affidate rispettivamente a MM e Aler.
“È chiaro che ci vuole del tempo, non posso che ribadire oggi la volontà di esplorare, bisogna però fare qualcosa entro sei mesi, se no poi campagna elettorale per le regionali lo rende più difficile”. . “Stiamo già facendo qualche incontro, Maran ha visto Aler, il tema è elaborare una prima idea di soluzione che possa essere portata all’attenzione mia e di Fontana” ha aggiunto il primo cittadino durante la sottoscrizione in prefettura del protocollo d’intesa per la rigenerazione del quartiere San Siro.