L’appello pro aborto della Rete Pro-choice. Aborto e diritto alla salute, richieste alle istituzioni a due anni dalle nuove linee di indirizzo sull’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico. 28/10/2022.- Nelle Marche governate da Fratelli d’Italia è praticamente impossibile abortire”. La denuncia rilanciata su Instagram da Chiara Ferragni ha acceso i riflettori su un problema che si manifesta con particolare gravità in questa Regione, ma che riguarda in generale tutto il Paese. A rigore nelle Marche non è impossibile abortire, ma l’accesso a una prestazione perfettamente legale è ostacolato quotidianamente dall’estesa obiezione di coscienza degli operatori sanitari, obiezione che talvolta riguarda intere strutture sanitarie e costringe chi ne ha bisogno a spostarsi da una città all’altra o fuori Regione, dall’azione di disturbo dei gruppi no-choice negli ospedali e nei consultori e dalla mancanza di indicazioni chiare su dove andare e a chi rivolgersi. Nella Regione a guida FDI, ma anche nel resto del Paese, è osteggiato soprattutto il ricorso all’aborto farmacologico, procedura sicura, meno invasiva rispetto a quella chirurgica e preferita dalle donne europee. In Francia e Gran Bretagna le IVG farmacologiche sono più del 70% del totale, nei Paesi del Nord Europa più del 90%. In Italia nel 2020 è stato registrato un 31,9% di aborti farmacologici. Nelle Marche nello stesso anno la percentuale è stata pari all’11,3%.
Il 4 agosto 2020 il Ministero della Salute ha pubblicato un aggiornamento delle linee di indirizzo sull’aborto farmacologico, che autorizza il suo impiego fino alla nona settimana di età gestazionale, in regime di day hospital o presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale e autorizzate dalle Regioni, nonché presso i consultori familiari. A più di due anni di distanza, la maggior parte delle Regioni italiane non ha ancora recepito l’indicazione ministeriale. Il Consiglio Regionale delle Marche ha votato espressamente contro, limitando alle prime 7 settimane di gestazione e alle strutture ospedaliere l’impiego del farmacologico. Pro-choice Rete italiana contraccezione aborto, che nel 2020 ha contribuito a sensibilizzare il Ministero sulla necessità di aggiornare le linee di indirizzo, a due anni dalla loro pubblicazione ha rivolto un appello allo stesso Ministero, all’Istituto Superiore di Sanità e al Consiglio Superiore di Sanità perché le indicazioni siano mandatarie per le Regioni e perché vengano adottate nel nostro Paese le più recenti linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’accesso legale, sicuro e gratuito all’interruzione volontaria di gravidanza. Qui il testo della lettera, sottoscritta da un gruppo di organizzazioni