Scommettiamo che Putin non invade nessuno? Perché la grandissima preoccupazione che continua a rimbalzare grazie agli opinionisti-giornalisti è l’imponente manovra militare russa dentro i propri confini. Gli americani hanno soffiato sul fuoco di queste preoccupazioni dando l’ordine di evacuare le famiglie dei diplomatici in Russia, ma sembra più la conseguenza della fase coniglio che stanno attraversando. Perché stranamente tutta questa attenzione viene spinta dall’ansia di avere presto un nuovo presidente della Repubblica, come se eleggere uno qualunque in cinque minuti fosse l’idea migliore proprio perché sussiste un rischio guerra. Surreale, ma vero. Surreale perché sembra perfettamente normale che l’esercito russo si eserciti dentro i propri confini. E come ha sottolineato Putin, sarebbe insensato invadere con 100mila uomini un Paese da 45 milioni di abitanti come l’Ucraina. Gli inglesi ci hanno provato in India e abbiamo visto come è andata a finire con Gandhi. Ma ancora più grave è il non citare defender europe, la poderosa operazione da 30mila soldati organizzata nel 2020 dalla Nato proprio ai confini con la Russia. Ora non si capisce se un’alleanza mondiale si allena alla guerra contro di te un anno deve essere tutto normale, mentre se tu l’anno dopo di alleni a difenderti deve essere un’emergenza. E’ il gioco degli Stati: finché non sei in guerra, ti alleni a farla. Altrimenti sei la Costa Rica. E allora scommettiamo che Putin non invade nessuno? Perché sembra tanto l’ennesimo argomento per eterodirigere le sorti degli italiani. Invece devo ammettere che stimiamo l’attuale classe dirigente perché i veri decisori non hanno lasciato filtrare niente agli innumerevoli opinionisti-giornalisti. Segno che sanno tenere la bocca cucita e il cervello acceso quando si tratta di questioni importanti. E visto che tra Salvini, Meloni, Letta, Renzi e altri non ci sono anziani, sembra esserci speranza di una politica seria nei prossimi decenni. Perché il punto per chi gestisce le cose non deve essere far felice qualche editorialista di lusso. Le analisi vanno bene, ma sono opinioni. Oggi semmai abbiamo avuto la dimostrazione da questa nuova politica che certi super stipendi di “analisti” (cioè gente pagata profumatamente solo per dirci di che ha parlato a Capalbio con gli amici) non servono a trovare notizie. E forse per molti giornali, che dovrebbero appunto trovare notizie, sono un lusso da pensionare.