Da un paio di anni è in corso la progettazione della riassegnazione dei Centri Anziani, fino ad oggi affidati ad associazioni e gruppi informali costituiti per l’appunto da anziani, che prestano la loro opera a titolo gratuito. Ad esserne interessati varie migliaia di soggetti fra frequentatori e “operatori” (spesso le due due figure coincidono) che manifestano non poche preoccupazioni per come potrebbe concludersi questa operazione.
Le principali contestazioni fatte all’Assessore Lamberto Bertolè, al cui assessorato è affidata la questione, sono quella di avere indetto un bando che prevedendo la co-programmazione e co-progettazione della programmazione futura, consentendo così di accedervi a vari soggetti economici, quali le Cooperative, che grazie alla loro forza, sia sul piano economico, sia su quello degli operatori disponibili, quasi certamente prenderanno il controllo dei Centri, sottraendoli agli attuali volontari o relegandoli in ruoli di secondo piano. Inoltre, secondo gli “anziani” le procedure adottate non sempre sono state regolari. Ad esempio, le riunioni fra Pubblica Amministrazione e partecipanti al bando, convocate da Bertolé perché obbligatorie quando si segue questa procedura, non sono state verbalizzate come prevede la legge sul terzo settore. Ciò ha portato a diverse sul chi avesse detto e deciso cosa, ad esempio l’ammissione delle cooperative al bando che Bertolé sostiene essere stata una richiesta degli “anziani”, cosa che loro negano con forza. Queste ed altre presunte violazioni alle regole del terzo settore potrebbero rendere il futuro bando passibile di ricorsi al TAR, strada che alcuni dei vecchi gestori stanno già valutando di percorrere.
Infine, viene anche contestata scarsa trasparenza poiché tutte le riunioni svolte nei vari municipi si sono tenute a porte chiuse, arrivando ad allontanare alcuni politici locali che volevano assistervi. Cosa che non ha impedito al Capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Comunale di prendere a cuore la questione: “Il Comune, dopo averli trasformati in associazioni e non più cellule dell’Amministrazione, e dopo averli sostenuti con pochissimi fondi (poche migliaia di euro per un numero altissimo di iniziative nei quartieri), ora li costringe ad un forzato svecchiamento, centralizzando le loro attività e affiancandogli strutture cooperative di WE MI, che ricevono ogni anno centinaia di migliaia di euro per svolgere attività sostanzialmente di CAF” scrive Truppo in una nota, aggiungendo “Ora sono in atto le procedure di coprogettazione che porteranno alla fusione degli stessi Centri. Il rischio è evidente. Oltre a perdere autonomia, queste strutture rischiano seriamente di disperdere i legami sociali preziosi radicati sul territorio in tanti decenni” per poi concludere “Presenterò a breve un’interrogazione per capire se quanto si sta facendo stia seguendo con attenzione le esigenze di queste essenziali realtà per tutta la città di Milano”.