Ci avevate mai pensato? “L’Intelligenza Artificiale dice quello che sa, ma non sa quel che dice”. Lo dice in apertura l’On. Palmieri, presidente della Fondazione Pensiero Solido. Si potrebbe dire che Tonino, il commentatore da bar con cui siamo cresciuti tutti, che ripeteva luoghi comuni, idee pre digerite, input alieni (spesso, in effetti, dell’altro mondo), fosse il primo e più grezzo prototipo dell’IA. Ovviamente si esagera, ma l’idea è che stiamo parlando di una tecnologia che si basa su calcoli stocastici (la sala sogghigna), pertanto probabilistici. Quindi non umani. L’IA, a differenza di Tonino, per esempio, è sempre gentile. Si augura sempre di essere utile, diversamente da Tonino. Insomma, no, non è una persona vera. Noi restiamo sovrani della nostra libertà, perché l’IA, per come intendiamo noi l’esistenza, non esiste. Non ha una sua personalità. Quindi no, non dobbiamo avere paura. L’IA è solo una calcolatrice di parole. O un pappagallo stocastico. Parola di filosofo, Cosimo Coco.
Il Gatticidio come motore del progresso
L’avvocato Vinciago, tavolo IA dell’Ordine degli Avvocati, ha, però, qualcosa da dirci di preoccupante: “Se concludete una richiesta a ChatGPT o uno dei suoi fratelli minacciando di uccidere un micio in caso di errore otterrete una risposta più attendibile. Perché? Perché l’IA generativa ha imparato quanto valore diamo ai gattini leggendo quanto ne parliamo, quante foto facciamo loro e quanti pervasivi siano”. Un profilo certamente preoccupante: non solo l’IA può essere ricattata, ma ci conosce così bene da essere ricattabile come lo saremmo noi.
Azione e tecnica contro umanità e pensiero
Interviene il prof. Markus Krienke, docente di dottrina morale alla facoltà di Teologia di Zurigo, e sfoggia un video sul cellulare in cui parla cinese. Ovviamente lui non parla mandarino, ma l’espediente serve a farci una domanda: come impatta l’IA sulla nostra realtà? E poi: cosa pensereste di una società in cui le macchine prendano decisioni che impattano sulla nostra vita, senza supervisione umana? Una società in cui l’unico parametro è l’efficienza. In cui l’umano sia totalmente deresponsabilizzato, perché l’unico parametro è oggettivo (l’efficienza) e i decisioni sono tanto equanimi quanto anonimo: delle macchine. Questo contesto di fatto annichilirebbe la nostra libertà, perché eliminerebbe il senso critico: avremmo di fronte non più delle informazioni da costruire, ma delle risposte comode, pervasive e totalizzanti. Quindi la nemesi della libertà individuale, quindi e per concludere, la nemesi della società libera. Ma insomma, dobbiamo avere paura o no?
Il costo ambientale dell’Intelligenza Artificiale
Quanta CO2 è stata richiesta per programmare ChatGPT3? 125 voli andata e ritorno da Pechino.
Quanta acqua richiede raffreddare i server dell’IA? Svariate migliaia di piscine di acqua. La Virginia ha bandito ulteriori data center per tutelare l’acqua.
Dopo queste informazioni ci informa la giornalista di Telelombardia, dott.ssa Prandi, che senza autodisciplina interverrà la politica a toglierci MidJourney, così da impedirci di fare cose disdicevoli, tipo giocarci a fare immagini divertenti. Divertirsi ha un costo ambientale. “È come andare a prendere il latte sotto casa con un Boeing”. E il vostro divertimento, francamente, non vale tanto. Per fortuna interverrà la politica a regolare tutto, nella storia questo ha sempre funzionato benissimo, dopotutto.
Prompting, quindi esisto
La nuova frontiera e il nuovo obiettivo formativo sarà diventare prompter: ovvero interrogatore di IA. Lo dovrà diventare chiunque voglia restare nel mercato del lavoro, perché chiunque saprà usare a proprio vantaggio l’IA sarà troppo avanti rispetto a chi non la saprà usare. Ce lo assicurano sia l’On. palmieri che l’avv. Vinciago. Tocca quindi prendere buona nota e imparare a interrogare la moderna Sibilla Cumana.
Insomma, una serata non scontata organizzata da Carmelo Ferraro, Presidente di Mi’mpegno, reduce dall’Ambrogino d’Oro e Olga Cola, Women Care, che ha affrontato il tema dell’Intelligenza Artificiale fuori dai canoni ordinari. Un approccio rinfrescante a un tema che rischia di diventare vecchio molto prima che familiare.