Cinquantamila sfumature di miopia politica. A Milano si festeggia o si trova il modo di festeggiare nonostante gli unici a poter brindare a cuor leggero siano i leghisti e in parte Fratelli d’Italia. I più assurdi di tutti sembrano i dem: sono contenti di avere sempre gli stessi elettori (in numeri assoluti non sono cresciuti dalle ultime elezioni) e soprattutto di confermarsi partito fighetto: festeggiano perché sono avanti di parecchi punti rispetto alla Lega, ma questo vantaggio su Milano si traduce in cinquantamila voti.
Cinquantamila sfumature di miopia politica diremmo noi: avete contro un partito guidato da Matteo Salvini, , forte di due milioni di preferenze personali, e gioite per cinquantamila voti di vantaggio? Le grandi opere sono in ritardo quasi romano (la metro 4, ad esempio, doveva essere finita tutta entro il 2015), il bilancio è talmente messo male da dover aumentare ancora il biglietto Atm, nelle periferie vi odiano e voi festeggiate? Per gli amici della Lega è comunque una buona notizia, perché invece loro ci sono nelle periferie e si occupano di far aggiustare marciapiedi, aumentare i controlli, avviare nuovi servizi e via dicendo. Lavorano anche se non sono in centro, per quelle persone senza istruzioni che gli house organ democratici si divertono a sbeffeggiare perché hanno la terza media. Ai suoi inizi la sinistra voleva dire proprio stare dalla parte di chi non capiva un tubo, o al massimo solo quello. Oggi il campione è Pisapia, ricco figlio di ricchi, con la parlata da salottiero, ma che ci piace tanto perché è sempre stato molto rosso. Dentro. Nelle sue magioni il popolo ci è entrato solo come cameriere o pulisci cessi, ma tant’è. Vale forse un sesto dei voti di Salvini, ma festeggiano. Pisapia, Sala, nessuno che venga dal Giambellino. Queste periferie, che il sindaco Sala conosce così bene da farsi i selfie con i capi famiglia di chi gestisce il racket delle occupazioni abusive, in fondo alla sinistra odierna non piacciono.
Ma nelle cinquantamila sfumature di miopia politica non c’è solo il Pd: Forza Italia ha tutte le sue responsabilità. I casi Tatarella e Altitonante sono stati senza dubbio una mazzata importante, ma tra capigruppo in Consiglio comunale e coordinamento cittadino non mancano ulteriori responsabilità. E sempre parlando di quelli che consideriamo altri yes man senza futuro, il pesce puzza dalla testa: sono i piani alti del partito ad aver clamorosamente cannato tutte le scelte possibili. Erano così concentrati sullo spartirsi il potere riflesso rimasto da non capire che stavano andando a sbattere. Hanno perseverato sulla strada sbagliata e inevitabilmente hanno trovato il diavolo. Il caso Sardone è stato solo uno degli esempi lampanti della capacità ormai persa di gestire le risorse: perché non trovare il modo di valorizzarla? Perché se uno brilla troppo, magari oscura gli altri. Un ragionamento da cinquantamila sfumature di miopia politica che fa capire quanto gli attuali dirigenti non siano adatti a governare: se non sanno gestire al meglio le risorse di un partito passato ormai alla cifra singola, come potrebbero mai guidare una potenza economica? Per di più in un momento di fragilità. Per il partito ormai centrista è il momento di una seria riflessione. I nomi forti sono spariti verso altri lidi e probabilmente gli ultimi li seguiranno a breve. Nel complesso, la politica milanese ad eccezione di Matteo Salvini sembra messa come le sue squadre di calcio: ci sono ancora dei tifosi, ma ormai si accontentano di risultati buoni per provinciali come la Fiorentina. Finché non ritroveranno buoni comandanti e la fame che ora hanno altri partiti, non vinceranno più niente se non buoni piazzamenti in classifica.