Qualche volta ci si può domandare perché accanirsi. Perché non possiamo guardare con misericordia infinita all’operato della giunta di Milano e non accettare che gli errori capitano a tutti? Perché, qui, non parliamo più di errori. Ma di incuria di massa. Non interessa fare le cose bene, solo fare quante più piste ciclabili possibile.
Costi quel costi. Anche se per riuscirci si deve calpestare una tradizione millenaria di opere pubbliche realizzate con cura, propria della Milano che amiamo e ricordiamo. Come nel caso del disastro di via Monterosa. Ce ne parla il Consigliere di Municipio 7 Franco vassallo, dopo aver consultato molti cittadini che vivono tra i civici 60 ed 80.
“Sapevamo che al Sindaco interessano solo i km di piste ciclabili realizzate, non importa quanti le usino gli incidenti che provocano. Ma non si era mai visto trascurare tutto il resto come in questo caso. Dalle foto si vedono chiaramente tre problemi dovuti ad incuria e nessun controllo:
1. chi ha fatto i marciapiedi deve evidentemente girare solo in Suv. L’altezza rende infatti impossibile aprire le portiere di una Panda dal lato passeggero, ad esempio. Come sia stato possibile non accorgersene resta un mistero, per me come per i cittadini.
2. Alcuni passi carrai sono larghi a malapena per la panda di cui sopra. Si vede che il proprietario del Suv qui ci lavora, ma non ci vive. Altrimenti si sarebbe accorto che scendere dal cancello di casa e imboccare la strada è possibile solo se si procede su due ruote. Sempre che sia del tutto possibile perché…
3. le strisce gialle per la sosta sono più lunghe del marciapiedi. E quindi è del tutto lecito ostruire in parte l’uscita dei veicoli, che già per andare fuori devono procedere come in un film di Fast and Furious.
Il tutto per immettersi nella circolazione in una strada che fino all’arrivo della pista ciclabile era solo trafficata. E dopo è divenuta un inferno. E tutto per una pista ciclabile che i residenti sono certi non serva a nulla, visto il numero di ciclisti in strada (talvolta, affermano, persino in contromano). Questo è il trionfo dell’ideologia sui lavori fatti bene. Ed è precisamente ciò di cui Milano non ha bisogno alcuno. Né oggi, né per i prossimi cinque anni”.