Le elezioni e il problema pecunia

Le elezioni e il problema pecunia. Perché questo è un tema centrale per le prossime consultazioni del 25 settembre. Da una parte c’è sicuramente il tema della poltrona: ogni chiappa sistemata sono introiti certi per chi si siede, ma pure per il suo partito. E moltiplicato per decine e decine di eletti, si parla pure sempre di milioni. Ma ancora prima di questo aspetto c’è il costo della democrazia, quello che secondo alcuni con problemi di realismo non dovrebbe esistere: ma fare una campagna elettorale costa. I volantini, le giornata in giro, la presenza su internet e sui cartelloni pubblicitari. Tutte questioni che prevedono costi, perché le persone mangiano, bevono, dormono e lavorano. Dunque vanno pagate. Checché ne pensino le persone che vivono di stipendi fissi, magari presi quando venivano dati a chiunque. E allora adesso i partiti si trovano con questa scomoda situazione da gestire. Perché la Lega ha i conti monitorati dai prelievi imposti dalla magistratura. Forza Italia non può più contare sul Berlusconi che spendeva e spandeva. Il Partito Democratico è stato devastato dalle continue scissioni che si sono portate via voti e risorse e ora ha i conti traballanti. II Movimento 5 Stelle non sa nemmeno chi si può candidare e chi no, dunque quasi potrebbe desiderare di dover discutere di pecunia. Ma tutti gli altri partiti e movimenti non sono messi molto meglio, anche perché i capi politici di solito sono bravi a spendere i soldi pubblici, non quelli che guadagnano. Ecco dunque che le elezioni e il problema pecunia si fanno più vividi: senza non si vince, ma il popolo italiano ha preferito cancellare i finanziamenti pubblici ai partiti, così ora si presentano solo formazioni politiche che devono piegarsi agli interessi degli investitori. Un colpo di genio, verrebbe da dire. Perché a meno di miracoli il problema delle elezioni e della pecunia per vincerle non potrà risolversi che così.