Sap: “Via Cagni situazione insostenibile”. Come già denunciato nel comunicato stampa del 30 Giugno u.s,, in merito allo scenario che quotidianamente si presenta di fronte la Caserma del Reparto Mobile della Polizia di Stato in via Umberto Cagni, ove ogni notte si accampano centinaia di richiedenti asilo politico siamo nuovamente costretti a segnalare che la situazione ha oltrepassato il limite. Quanto successo stamattina in via Cagni è veramente grave. I colleghi del III Reparto Mobile sono stati aggrediti prima con sputi ed oggetti e di seguito, per ripristinare la calma durante la ressa, con calci e pugni. Praticamente una polveriera che sta per scoppiare. I richiedenti sono costretti a rimanere al gelo per notti intere per sperare di poter essere ricevuti negli uffici per la richiesta d’asilo.
Se poi la gestione delle file fuori via Cagni si lascia in mano alla criminalità (vedi servizi televisivi di “Striscia la notizia”), è normale che prima o poi la situazione degeneri e, cosa probabile, anche drammaticamente, considerato che stamattina sono stati trovati dei coltelli per terra dopo la rissa.
Dopo i fatti incresciosi di stamattina questa O.S. è intervenuta immediatamente sia presso la Direzione del Reparto Mobile sollecitando ad interloquire con la Questura e, contemporaneamente, per le vie brevi con i vertici della Questura, chiedendo di rinforzare il servizio che ormai è diventato ORDINE PUBBLICO a tutti gli effetti.
E’ stato chiesto di rinforzare con più unità il presidio e che sia inviato sul luogo un Funzionario responsabile che dovrà coordinare e prendersi le responsabilità dell’intervento del personale, non lasciando ai Capi Squadra e agli operatori il compito di decidere come e quando intervenire in base a circostanze che, di volta in volta, si verificano nella gestione dell’ordine pubblico. Di seguito si riporta il messaggio inviato alle ore 10.10 dall’ Ufficio Relazioni sindacali della Questura: “Al riguardo si rappresenta che la problematica è alla attenzione e nei prossimi giorni si terrà un tavolo congiunto in Prefettura (Questura, Prefettura, Comune e forse terzo settore) per la implementazione di piano, su nostra proposta, che intende intervenire per mitigare il problema. In sostanza ci si propone di intervenire sui gruppi in attesa periodicamente per censirli tutti e poter poi prevedere una programmazione per le presentazioni nei giorni seguenti(al momento le disposizioni ministeriali impediscono gli appuntamenti, ma abbiamo studiato un sistema per bypassare il limite nel rispetto di tutte le normative). Non è scontato che questo modello organizzativo funzioni, ma abbiamo il dovere di provarci per cercare di far diminuire la pressione quotidiana. Il progetto necessita della collaborazione del Comune e terzo settore. Noi siamo già in fase avanzata di organizzazione ed il Prefetto ci sta supportando e, come detto, ha già convocato un tavolo tecnico. In attesa di questa auspicabile evoluzione, atteso l’incremento dei numeri, predisporremo nei prossimi giorni dispositivi di op più corposi con il coordinamento di un funzionario.”. In attesa di ulteriori sviluppi, questa O.S. comunque ribadisce che l’accoglienza che un paese civile vuole assicurare non è sostenibile per un unico soggetto istituzionale ma è evidente che serve il contributo anche delle istituzioni comunali e può sorreggersi da un lavoro che coinvolge tutti i soggetti istituzionalmente. Il problema accoglienza non può essere lasciato totalmente nelle mani della Polizia di Stato.
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