La fuffa mediatica dell’UE sul Vaccine Day

La fuffa mediatica dell’UE sul Vaccine Day. Possiamo provare a definirla in qualche altro modo, ma quello più calzante sembra questo: fuffa mediatica. L’Europa cerca di riproporsi come attore primario della gestione dell’emergenza, sperando nei buoni sentimenti dei Paesi aderenti e dei relativi cittadini. Ma proprio il pezzo più grosso del puzzle ha deciso di procedere dal 26, bruciando di fatto l’idea della data unica per tutte le nazioni. Invece la Germania ha iniziato il 26, tutti gli altri il 27. Poteva essere un fatto di poco conto se a tradire l’Unione fosse stato un Lussemburgo qualsiasi, ma qui si tratta di uno Stato fondatore. Nonché del più ricco e popoloso Stato europeo. Ecco perché la fuffa mediatica dell’UE sul Vaccine Day non ci ha convinto: se il più grandi vanno per la loro strada, è un’Unione di che? E non è il primo sberlone di questi tempi: la conclusione della Brexit sanciva da sola il fallimento di una casa comune europea. Almeno di quella costruita finora. Senza la Gran Bretagna l’Europa perde un pezzo essenziale per storia, cultura ed economia. Ora la Germania dà segni di cedimento alla linea comune. Forse la fuffa mediatica dell’UE sul Vaccine Day è solo un sintomo: l’Unione Europea aveva come scopo principale evitare ulteriori scontri tra Stati europei. Un compito svolto abbastanza bene (non dimentichiamo la Cecenia e il Kosovo prima, né l’Ucraina oggi), ma evidentemente arrivato al limite. Le ultime crisi sono state troppo dure e i popoli non vogliono più le carezze per calmarsi, vogliono riprendere a solcare la storia. Ci saranno problemi, è inevitabile. Ma la lenta decadenza in cui è imbrigliata l’Europa lo si vede dai fatti concreti: la prima grande azione come comunità politica viene attuata quando un membro essenziale del gruppo ne è uscito. E ora per settimane parleremo dei prevedibili ritardi nella distribuzione del vaccino.