Trenord allo sfascio: domenica ancora soppressioni e ritardi. Domenica prossima 30 gennaio si consumerà il sesto sciopero, dal marzo 2021, indetto dalle Rappresentanze Sindacali di Cgil Cisl Uil e Orsa, per la vertenza “turni del personale di scorta e condotta” di Trenord. Sempre dal Marzo scorso, per altri motivi, sono già stati effettuati, in lombardia, altri sei scioperi che portano ad un totale di 12 in meno di un anno. Tutto questo si aggiunge ad una azienda inefficiente e nel caos fin dalla sua nascita nel 2011. Segno questo che, il tanto decantato federalismo ferroviario, non ha dato gli esiti annunciati pomposamente dall’allora presidente Roberto Formigoni, puntualità, confort, pace sociale, sicurezza e massima manutenzione sono rimaste sulla carta. Scelta federalista peraltro appoggiata da tutti i partiti e da tutti i sindacati. Trenord ha invece mostrato una gestione peggiore di quella Trenitalia nelle altre regioni italiane. Basti pensare che la puntualità nel 2019 è stata dell’84,4%, mentre nelle altre si è raggiunto anche il 90%. Tutto ciò nonostante la spesa pubblica per Trenord sia stata più alta, sia in termini assoluti che in termini percentuali rispetto alle altre regioni. Consociativismo, scandali (straordinari pagati e non fatti) scelta del management sulla base dell’appartenenza politica con conseguente incapacità gestionale e poca responsabilità verso la troppo vituperata categoria dei pendolari. Trenord sembra più uno strumento di consenso che una società di servizi pubblici. Costi di gestione di 20 euro a treno/km quasi doppi rispetto alla media nazionale dei treni locali che è di 12euro a km/treno. Esternalizzazioni ed acquisti di beni e servizi effettuati superficialmente e introduzione di nuove tecnologie al rallentatore. Come il sistema innovativo di programmazione dei turni di lavoro (Gol Rail)che sarebbe dovuto partite nel 2012. E’ ancora oggetto di “conflitto” tra azienda e sindacati. Un conflitto che si trascina da tempo e che dimostra che l’azienda è gestita da dilettanti ma anche che il proprietario dell’azienda, programmatore e pagatore dei servizi, cioè la regione Lombardia è a sua volta responsabile di questa logorante debacle che i 24 comitati pendolari della nostra Regione stanno denunciando da ormai troppo tempo. Con 250 treni soppressi al giorno, l’assenza di pezzi di ricambio nelle officine e centinaia di reclami giornalieri disperati, è impossibile offrire un servizio ferroviario secondo i bisogni della Regione più ricca e popolosa, però con l’aria più inquinata d’Italia. Il Covid ha aggravato una situazione già ingestibile e sta spingendo i già pochi pendolari che usano il treno a raggiungere il posto di lavoro in automobile. Quanto tempo la Regione potrà ancora offrire servizi inaccettabili ai pendolari lombardi?
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