Una zona franca per russi e ucraini? Perché in questi giorni la macchina dell’accoglienza si sta attivando e arrivano come di consueto gli annunci da Roma sulle possibile sovvenzioni per chi apre la porta a chi scappa dalla guerra, ma resta aperto un altro tema essenziale per Milano: ci sono russi e ucraini che non hanno bisogno di accoglienza. I benestanti sono scappati prima dell’invasione e hanno messo al sicuro i loro soldi, dunque hanno solo bisogno di un posto dove passare tutto il tempo che servirà a rimettere insieme le macerie della guerra. E allora perché non pensare a Una zona franca per russi e ucraini? Non devono per forza avere vantaggi fiscali particolari, ma una tutela in più per loro potrebbe essere una tutela in più per Milano che in colpo solo farebbe un gesto di pace e un gesto saggio per la propria economia. Perché le spese delle due comunità hanno sempre rappresentato un bel pezzo del fatturato dei marchi famosi che si associano al brand Milano. E visto che la città non ha più nemmeno i soldi per avviare la metropolitana, pensare a nuclei di persone che possono contribuire all’economia cittadina non sembra un’idea peregrina. Si sono date le cittadinanze onorarie e non a cittadini egiziani arrestati nel loro Paese di provenienza solo per questioni politiche, perché non attuare una politica sui cittadini stranieri che necessitano di sicurezza ma non di soldi? In fondo la maggior parte di loro ha in tutta probabilità già una casa nelle migliori zone di Milano. E la città ha sperimentato col calcio quanto una certa politica possa attirare campioni: negli anni passati diversi top player hanno deciso di finire la carriera in Italia perché pagando una certa somma erano a posto con il fisco per tutto l’anno. Ora perché non pensare qualcosa di simile per i russo-ucraini benestanti? E’ vero che non giocano a calcio, ma in tanti potrebbero aiutare Milano e dunque l’Italia come un Rivaldo. Una misura che per altro aiuterebbe subito sia chi fugge dalla guerra sia chi li ospita perché permetterebbe di avviare rapporti stabili con queste comunità in modi che ancora non abbiamo sperimentato. In fondo l’Italia già ha rapporti storici consolidati con entrambe le nazioni e si è appena proposta come garante della neutralità ucraina. Dunque perché non aiutare questo percorso facilitando lo stanziamento di nuovi stranieri sul suolo meneghino?