Maroni rientra in politica da Varese. L’annuncio lo ha dato lo stesso ex governatore lombardo.”Io candidato sindaco di Varese? A dire il vero me l’ha chiesto proprio Matteo Salvini a Roma a inizio luglio, prima ancora di dirmi: “Come stai?”. Gli ho dato la mia disponibilita’ di massima, ma ci sto ancora pensando”. Lo dice in un’intervista a Malpensa24 Roberto Maroni. “Oggi faccio molte altre cose che, nel caso in cui diventassi sindaco, dovrei abbandonare per incompatibilita’ con il ruolo istituzionale. Insomma, devo smettere di dedicarmi a cio’ che comunque mi piace”, sottolinea l’ex presidente della Regione Lombardia. Secondo Maroni “il Nord non si può dimenticare o mettere in un cassetto”. “Salvini vuole vincere a Varese e mi ha chiesto se sono disposto a candidarmi. A lui Varese interessa. Poi è vero, c’è qualcuno che in maniera maliziosa sostiene il contrario, ma posso assicurare che non è così. Maroni rientra in politica da Varese dunque e non pare un caso: Varese è diventata sempre più centrale per la politica leghista, così come Bergamo. La forza delle valli che spingono il sovranismo nazionalista di Salvini deve molto a questi due epicentri. Da Varese e dintorni arriva il governatore attuale della Lombardia Attilio Fontana così come il numero due leghista Giancarlo Giorgetti. Mentre è intorno a Bergamo che sono conservate le chiavi della borsa leghista: le inchieste di giornali e magistrati hanno individuato un giro di commercialisti legati all’assessore Stefano Bruno Galli che sembrano essere i veri tesorieri del nuovo Carroccio. Quindi sembra giusto che proprio su un affare compiuto dal giro dei commercialisti, quello dell’immobile della Lombardia Film Commission, Maroni rientra in politica da Varese: il milione di euro utilizzato dai prestanome poi arrestati con l’accusa di peculato era stato stanziato proprio dall’Amministrazione Maroni.