Sante e contadine, zarine e artiste. Sono le donne le protagoniste assolute della mostra “Divine e avanguardie. Le donne nell’arte russa”, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e CMS Cultura, che da domani (e fino al 5 aprile 2021) propone ai visitatori una selezione di 90 opere provenienti dal Museo di Stato russo di San Pietroburgo lungo un percorso allestito nelle sale di Palazzo Reale.
“Palazzo Reale prosegue la collaborazione con i più importanti musei del mondo con una grande mostra che si inserisce a pieno titolo nel palinsesto ‘I Talenti delle Donne’, rappresentando l’universo femminile sia come soggetto delle opere, in grado di raccontare la storia e la vita del popolo russo; sia come autore, portatore di uno sguardo capace di rappresentare la propria contemporaneità, privata e sociale – afferma l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Un percorso originale e affascinante che accompagna il visitatore lungo secoli di storia tagliando epoche e stili molto differenti, grazie a una selezione dei capolavori del Museo di San Pietroburgo scelta direttamente dai curatori del museo”.
L’esposizione, curata da Evgenija Petrova e Josef Kiblitskij del Museo di Stato russo di San Pietroburgo, intende restituire un’idea dell’arte russa dal XIV al XX secolo, del ruolo fondamentale delle donne in questo Paese, della loro bellezza, del loro contributo alla storia dell’arte e alla modernità, del loro ruolo nella battaglia per l’emancipazione e il riconoscimento dei diritti. Grazie a un ricco corpus di opere, realizzate tramite mezzi espressivi e tecniche molto differenti – dalle sacre icone alla pittura a cavalletto, dalla scultura alla grafica, fino alla raffinata porcellana – il percorso espositivo ripercorre l’evoluzione della tradizione e della cultura russa attraverso la rappresentazione dell’universo femminile.
La mostra è suddivisa in due parti: la prima, articolata in 7 sezioni, è dedicata allo sguardo degli artisti sulle donne e raccoglie quindi opere in cui le donne sono il soggetto della rappresentazione; mentre la seconda parte, dedicata alle artiste dell’Avanguardia russa, propone lo sguardo delle donne sulla complessa ma vitale realtà che le circonda nei primi tre decenni del Novecento.
Le 7 sezioni sono così articolate:
“IL CIELO – La Vergine e le sante”: il percorso si apre con antiche e preziose icone della Madre di Cristo, protettrice della Russia, e di alcune sante venerate nel Paese. Nella vita di una famiglia russa tradizionale la religione aveva una grande importanza, infatti le icone non trovavano posto solo nelle chiese ma anche nelle abitazioni, di qualunque livello sociale. Alle icone veniva riservato un posto particolare sulle pareti delle case, spesso chiamato krasnyj ugol (angolo rosso o angolo bello), presente anche oggi in molte case contadine.
“IL TRONO – Zarine di tutte le russie”: dopo la morte dello zar riformatore Pietro il Grande nel 1725, in Russia ha inizio il periodo del regno “al femminile”. Le zarine occupano il trono russo, governando un Paese sterminato per due lunghi secoli. In questa sezione si trovano i ritratti di sei delle quattordici imperatrici che regnarono dalla fine del XVII secolo al 1917.
“LA TERRA – L’orizzonte delle contadine”: fino al primo Novecento le famiglie contadine formano la maggioranza della popolazione russa. Il racconto della loro vita scorre in mostra dagli inizi dell’Ottocento – a partire da Aleksej Venetsianov, il primo pittore di contadini della storia russa – fino al “supronaturalismo” di Malevič, che negli anni Venti del Novecento ritrae “Le ragazze nel campo”.
“VERSO L’INDIPENDENZA – Donne e società”: questa sezione propone il ritratto di mogli e figli di artisti, insieme a volti di donne importanti per la storia del Paese, come la poetessa Anna Achmatova e Nadežda Dobičina, prima gallerista russa, in seguito caposezione dell’arte sovietica presso il Museo russo. Altri ritratti rappresentano i lavori delle donne: musicista, operaia, politica. I ritratti seguono l’evoluzione degli stili tra Ottocento e Novecento: realista, impressionista, simbolista, cubista, supronaturalista.
“LA FAMIGLIA – Rituali e convenzioni”: fino all’inizio del Novecento in Russia le donne erano subordinate a rigide norme patriarcali che prevedevano, tra l’altro, la più rigorosa purezza fino al matrimonio. In questa sezione sono presenti alcune opere di denuncia dell’ingiusta e spesso umiliante condizione delle donne. Condizioni che cambiano, nella sostanza e nella rappresentazione, dopo la Rivoluzione del 1917, quando le donne ottengono la parità dei diritti e le lavoratrici si trasformano in eroine.
“MADRI – La dimensione dell’amore”: ad eccezione di una tela – un dipinto di Zinaida Serebrjakova – le opere dedicate alla maternità tra il XIX e il XIX secolo sono tutti lavori di artisti maschi. Oltre all’evoluzione degli stili, le opere rivelano i mutamenti della vita sociale e delle tradizioni russe lungo i due secoli appena trascorsi.
“IL CORPO – Femminilità svelata”: il tema del nudo femminile, un classico dell’arte mondiale, attraversa anche l’arte russa e occupa questa sezione della mostra. A partire dalla metà del XVIII secolo, modelle nude posano per i corsi di disegno e pittura dell’Accademia Imperiale di Belle Arti a Pietroburgo, ma il corpo femminile come soggetto autonomo, degno di essere esposto accanto ai ritratti, ai paesaggi, ai quadri di soggetto mitologico e storico, si afferma in Russia soltanto a cavallo tra il XIX e il ХХ secolo. Solo allora l’emancipazione ha permesso alla società di mostrarlo senza veli. L’evoluzione della rappresentazione del nudo permette di seguire lo sviluppo del concetto di bellezza nelle tendenze e nelle avanguardie della pittura russa.
“LE ARTISTE – Realismo e amazzoni dell’avanguardia”: in questa ultima parte di mostra si trovano le grandi artiste attive nei primi trent’anni del Novecento, le cosiddette “amazzoni dell’avanguardia russa”, come Natalia Goncharova, Ljubov Popova e Aleksandra Ekster e altre ancora. La loro fortuna artistica e critica, come ha spiegato anche Lea Vergine – che curò a Palazzo Reale nel 1980 la mostra “L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940” – fu conseguenza dell’approccio “rivoluzionario” della società russa dell’epoca che incentivava lo status professionale delle artiste, così che esse poterono esprimere il loro potenziale creativo con maggiore sostegno e attenzione rispetto alle altre colleghe europee. Il loro talento, tuttavia, fu svelato al pubblico nazionale e internazionale solo a partire dalla metà degli anni Sessanta poiché nel 1932 il regime sovietico impose il divieto di qualunque modalità stilistica diversa dal socialismo realista, condannando così tutti gli artisti delle avanguardie, donne e uomini, a lavorare solo per gli amici, o per se stessi.
La mostra si conclude con la famosa scultura di Vera Mukhina “L’operaio e la kolkoziana”, creata per il padiglione dell’URSS all’Esposizione Internazionale del 1937 a Parigi.
La mostra è stata realizzata grazie al sostegno di VTB Bank, sponsor ufficiale del progetto, Kohro, Grand Hotel et de Milan e Straf Hotel, Alfasigma, Bper e Tenaris Dalmine che hanno voluto sostenere questo progetto espositivo durante la fase di ripartenza del comparto della cultura.
La mostra rientra nel palinsesto del Comune di Milano-Cultura “I talenti delle donne”. Catalogo Skira.