Milano e l’importanza dei suoi vescovi. Perché di questi tempi l’importanza dei vescovi milanesi sembra scomparsa nelle nebbie del tempo. Eppure senza di loro Milano non avrebbe la stessa identità. Domani si celebra un momento per ricordare Carlo Maria Martini, un nome che è riecheggiato per decenni nelle basiliche e cattedrali milanesi. E che a suo modo ha lasciato un segno importante, magari non tanto quanto quello di Ambrogio, nome che è diventato un tutt’uno con il significato di milanesità. Il grande vescovo del passato remoto ha lasciato un’orma così profonda che il termine ambrosiano è diventato sinonimo di milanese. A lui si devono molte particolarità della “cultura milanese”, ci si perdonino le virgolette ma non aderiamo al concetto che tutto è cultura. Le stesse festività meneghine sono diverse dal resto d’Italia perché chi guida una città nel corpo e nello spirito può permettersi di plasmarne le abitudini, i costumi, insomma la vita stessa. Il vescovo milanese dai tempi di Ambrogio è diventato un formatore di comunità unendo le capacità e i possedimenti ecclesiastici a una visione. Così è nato e prosperato lo spirito meneghino che per naturale conseguenza di un lavoro ben fatto ha avuto tra i suoi principi un distacco in ogni aspetto della vita: anche la religione esiste ed è importante, ma è tutt’altro che un freno alla vita civile come a Roma dove oggettivamente sta avendo più la funzione di parassita che di enzima. I vescovi milanesi invece hanno saputo farsi enzima, creando una città che pur essendo piccolissima (è una frazione delle metropoli a cui la si compara di solito) è diventata un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. Ecco perché è importante e giusto celebrare Milano e l’importanza dei suoi vescovi.
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