“Non può ritenersi che la soluzione adottata, di eliminare le incompatibilità con atti pubblici retrodatati,” dei due componenti della commissione della gara della Piastra “fosse supportata da una incondizionata approvazione della società, in considerazione della conclamata lesione del bene giuridico della fede pubblica e della trasparenza dell’ attività amministrativa, anch’esso socialmente approvato“.
Lo sostiene la Procura Generale nell’atto d’appello depositato ieri con cui ha impugnato, tra l’altro, la concessione dell’attenuante dell’aver agito per motivi di “particolare valore morale o sociale” riconosciuta all’ex ad di Expo e ora Sindaco Giuseppe Sala, condannato in primo grado a sei mesi convertiti in multa per falso. Per il pg l’aver agito al solo fine di evitare ulteriori ritardi dell’evento non è motivo di particolare valore morale e sociale perché non tutta la collettività lo considera prevalente sul bene giuridico della fede pubblica e della trasparenza dell’azione amministrativa.