Sala e il punto dolente dell’ambiente. In questi giorni, come ha ammesso lui stesso, a Milano è tornata centrale la questione “verde”. In tutta la città si creano comitati e gruppi di cittadini che cercano di difendere le aree verdi dall’avanzata delle ruspe, spesso senza successo. Per proporre due esempi su tutto: in Baiamonti la resistenza verde è collassata davanti all’annuncio del nuovo museo della Resistenza (eppure nessuno sembrava sentirne il bisogno), mentre il Politecnico ha preferito abbattere un boschetto invece che trovare il modo di bonificare i propri terreni radioattivi per edificare una nuova sede per la facoltà di chimica. Nel frattempo l’aria di Milano è irrespirabile: l’Area C, dopo anni sembra che si possa dire, non è servita a migliorare l’aria a Milano, ma solo a rendere più vivibile il centro. Nella zona dove vivono i ricchi il traffico è diventato meno caotico e il Comune ha introitato decine di milioni di euro senza dire come li spendeva. Non è una polemica, ma un fatto: l’altro inganno di Area C è stato l’affermare che quei soldi sarebbero stati utilizzati per politiche ambientali, ma Palazzo Marino non ha mai raccontato come e dove ha speso quei denari. Decine di milioni estratti dalle tasche di chi già paga le tasse pure per usare le strade del centro, trovandosi però poi a poterle percorrere solo pagando un’ulteriore tassa. Cioè: se sei povero devi pagare come gli altri, più una tassa per accedere al mondo dei benestanti. E questa è la sinistra, la formazione che si spaccia per popolare e che pare avere veramente poco di popolare. Lo stesso Sala è campione di questo pensiero dominante: ricco e fidanzato con niente meno che una Bazoli (per chi non lo sapesse Bazoli senior è uno dei banchieri più potenti d’Italia e sotto processo a Bergamo proprio per il suo lavoro di banchiere) ha trascorso la sua prima campagna elettorale a ignorare il suo avversario. Un atteggiamento mai visto che per quanto apparisse sprezzante non lo ha penalizzato. Sala d’altronde è lo stesso che secondo i giudici ha truccato le carte di Expo. E lo stesso atteggiamento di superiorità sembra sia la linea che Sala ha deciso di tenere sulla questione ambientale: Elena Grandi, portavoce nazionale dei verdi e assessore del Municipio 1, ha provato a chiedergli almeno delle scuse per gli abbattimenti di alberi degli ultimi mesi.
Invece si è sentita rispondere che dovrebbe essere contenta di “avere il privilegio di far parte della mia maggioranza” e che in fondo a livello internazionale lei non è nessuno, mentre Sala sì quindi sarà lui a portare la bandiera dell’ambientalismo. Una perfetta risposta da marchese del Grillo o da bullo: tu non sei nessuno, anzi ringrazia che sei tra i miei stipendiati. Ora a più resta incomprensibile perché i Verdi si ostinino a considerasi di sinistra. Noi temiamo che sia un problema di eredità culturali: il dibattito e il pensiero politico attuali sono molto legati al Novecento, ma per fortuna il secolo dei massacri è finito da tempo. L’Austria, nazione meno morta psicologicamente dell’Italia, ha appena varato un governo con i verdi e la destra. In Italia i Verdi invece pensano di dover per forza essere succubi dell’area Pd che ormai non si capisce cosa abbia di sinistra. A Milano poi il paradosso è ancora più evidente: le politiche ambientali come l’Ecopass le ha avviate proprio il centrodestra. Poi la sinistra le ha storpiate in quella che appare come un’estorsione di massa. Grandi e i suoi però preferiscono restare nella nicchia lasciandosi bullizzare pubblicamente da soggetti spregiudicati come Sala. Una scelta incomprensibile, a maggior ragione per Sala e il punto dolente dell’ambiente. Il sindaco è in difficoltà e lo sarà sempre di più su questo aspetto, non ha le idee né le competenze per uscire dal Novecento. Solo un grande, immenso ego, nutrito dal suo adorante circolo di fedelissimi. La stessa sindrome colpì personaggi come Bossi, che a un certo punto si ritrovò coinvolto con i diamanti tanzanesi.
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