‘Antifa Hier‘, qui vive un antifascista. È questo il senso del cartello che il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha voluto appendere fuori dalla porta di casa sua in segno di solidarietà per quanto accaduto a Mondovì, in provincia di Cuneo, dove la scritta a vernice – Juden hier – è comparsa sulla porta dell’appartamento dove viveva Lidia Beccaria Rolfi, la staffetta partigiana deportata nei campi nazisti non perché ebrea ma per la sua attività nella Resistenza.
Il sindaco Sala ha postato la foto della porta di casa sua con il cartello sul profilo Instagram e sotto ha commentato “qui vivo io“. Un gesto di solidarietà che in poche ore ha raccolto oltre 20 mila “like” e centinaia di commenti di plauso. L’ennesima scelta azzeccata in termini di marketing politico da parte di Sala e del suo staff, ma anche l’ennesima dimostrazione che il sindaco di Milano si occupa della sua città solo a singhiozzo. Non è un mistero per nessuno la sua inclinazione verso l’alto: prima o poi lo vedremo ministro come minimo, se non premier del prossimo governo cucito da Mattarella o chi per lui. Difficilmente si accontenterebbe di meno. I soldi li ha guadagnati in vari modi, i “terreni agricoli” li ha messi via, il sindaco di una città rilevante a livello mondiale pure, ora gli serve molto di più per essere soddisfatto. Milano non gli basta più, ma come per Majorino prima di lui, sarebbero in tanti a augurargli ogni bene se volesse togliere il disturbo. Un brillante futuro gli sarebbe augurato da destra e sinistra, a patto di non rivederlo se non nei fine settimana. Dunque vada pure Sala ad occuparsi di ciò che succede nelle altre città, i milanesi non se ne dispiaceranno.
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